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122 saggi critici

perché volevano parere, non essere», e cercavano non il vero, ma impieghi da’ governi e quattrini dagli studenti e da’ librai: eccellenti nell’arte di burlare il pubblico e far valere la loro merce: il che è senza dubbio un merito, ma non filosofico. Ora si danno l’aria della passione, ora della persuasione, ora della severitá, oscuri, irti di formole, vendevano parole che si battezzavano per pensieri. Invano cerchi in loro quella tranquilla e chiara esposizione che è la bellezza del filosofo. Guardano all’effetto; voglion sedurre, trascinare, prendon tuono da oracolo per darla ad intendere. Kant avea mostrato che il mondo è un fenomeno del cervello, ma che sotto al fenomeno ci è pure una cosa in sé, fuori della conoscenza. Qui fu il suo torto; se avesse battezzato questa cosa in sé, avrebbe posta l’ultima pietra al tempio della filosofia.

A. Diavolo! Non rimane dunque che battezzare questa cosa in sé?

D. Certo; e quest’ultima pietra l’ha posta Schopenhauer. Ma senti. Poiché Kant chiuse la porta, ed ebbe l’imprudenza di annunziare che al di dentro ci stava la cosa in sé, il trascendente, l’inconoscibile, tutti si posero attorno a quella porta col desiderio in gola del frutto proibito. Ed eccoti ora i ciarlatani. Fichte, non discepolo, ma caricatura di Kant, si fa per il primo innanzi, e dice: — Sciocchi! Lasciate stare quella porta; Kant ha scherzato; dentro non ci è nulla. La cosa in sé, il vero reale, non esiste; tutto è prodotto del cervello, dell’io — . E fu Fichte che introdusse nella filosofia le formole, gli oracoli, tutto l’apparato della ciarlataneria, condotto a perfezione da Hegel. Ma il nocciolo era troppo grosso, e non si poteva ingozzare. Ed ecco la gente da capo a picchiare a quella porta e a dire: — Dateci il reale — . Allora Schelling, piú furbo, disse: — È inutile che picchiate, lá dentro non ci è nulla. Il reale c’è, e non è bisogno di andar lá entro a cercarlo. Il reale sta innanzi a voi, e non lo vedete, e fate come chi ha il cappello in capo e lo va cercando a casa. Ma quello che voi chiamate l’ideale, è quello appunto che cercate, il reale; il pensiero e l’essere sono una cosa — .