Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/130

Da Wikisource.
124 saggi critici

lui principalmente. Il peccato di Fichte1 è di essersi spacciato discepolo di Kant, ed Arturo se la piglia col pubblico, che non può pronunziare mai Kant senza appiccargli sul dosso Fichte, pubblico dalle orecchie di Mida, indegno di Kant, inetto a mai comprenderlo, che gli pone allato, anzi al di sopra, Fichte, come colui che ha non pur continuato, ma recato a perfezione quello che Kant ha cominciato. Cosi è avvenuto che oggi si dice Kant e Fichte, e si dovrebbe dire Kant e Schopenhauer: il primo gran peccato del secolo. Il secondo peccato lo ha fatto Schelling. La filosofía avea trovate le sue fondamenta, grazie a Locke e Kant, riposando sull’assoluta differenza del reale e dell’ideale; ed eccoti Schelling che ti fa proprio il rovescio, e confonde bianco e nero, e ti gitta reale e ideale nell’abisso della sua assoluta identitá. Di qui errori sopra errori; sparsa la mala semenza, n’è nata la corruzione, il pervertimento della filosofia. Il peccato di Schelling è grosso, ma, come ti dicevo, Hegel è il gran peccatore, perché l’intuizione intellettuale diffícilmente sarebbe andata in capo al pubblico; dove Hegel col suo processo dialettico ha dato un’apparenza di armonia a questo mostro filosofico, ne è stato l’ordinatore e l’architetto, ha reso durabile il peccato. E Schopenhauer te lo concia per le feste. Ciarlatano, insipido, stupido, stomachevole, ignorante, la cui sfacciataggine è stata gridata saggezza da’ suoi codardi seguaci, vero autore della corruzione intellettuale del secolo. E qui Schopenhauer non può contenere la sua indignazione: «O ammiratori di questa filosofia...». Come ti dirò? Non ti posso tradurre l’energico epiteto che Arturo appicca a questa filosofia; la lingua italiana è pudica...

A. Ma pure!

D. Poiché sei curioso, ricordati l’epiteto che Dante appicca alle unghie di Taide, ed avrai un equivalente. «Oh ammiratori, grida Schopenhauer, il disprezzo dei posteri vi attende, e giá ne sento il preludio! E tu, pubblico, tu hai potuto per trent’anni tener le mie opere per niente, e per meno che niente, mentre onoravi, divinizzavi una filosofia malvagia, assurda, stupida,



  1. Altre spiegazioni sulla filosofia di Kant.