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142 saggi critici


D. Impeccabili.

A. Schopenhauer comincia di nuovo a piacermi, non ostante il suo falso spirituahsmo. Mi sento giá correr pel sangue l’innocenza di un bambino. Se arriva a dimostrare che l’uomo non pecca, faremo per innanzi tutto quello che vogliamo.

D. Come se finora avessimo fatto quello che non vogliamo!

A. Ti so ben dire che finora ho fatto molte cose che non avrei voluto fare.

D. È una illusione. Tu sei un fenomeno del «Wille», e quello che hai fatto gli è che il tuo «Wille» lo ha voluto.

A. Spesso mi è venuto il ticchio di gridare in piazza: — Viva la liberta! — .

D. E perché non lo hai fatto?

A. Per paura di Campagna.

D. Vale a dire che, se non avessi avuto paura, l’avresti fatto. Tutti facciamo secondo la nostra natura. Il «Wille» prendendo forma d’individuo non è piú libero, ma è questo o quello, cioè condizionato cosí o cosí, col tale e tale carattere. E, datosi un carattere, opera secondo quello. Ora, operare secondo il carattere, è fare quello che si vuole.

A. Un abuso di linguaggio. Perché fare quello che si vuole è in sostanza fare quello che si può. Ma in certi casi di due cose io posso farle tutte e due; e se fo l’una, so che poteva fare anche l’altra, e non l’ho voluta. Sono dunque perfettamente libero.

D. Un abuso di linguaggio, una illusione del cervello. Perché hai fatto cosí e non cosí?

A. Per la tale e tale ragione.

D. E questa tale ragione ti ci ha indotto con la stessa fatale necessitá con cui la legge di gravitá opera nella pietra. La pietra cadendo non fa peccato, perché ubbidisce alla sua natura; il ladro rubando non fa peccato, perché ubbidisce al suo carattere.

A. Ma lá pietra non può non cadere, dove il ladro può non rubare.

D. Non capisci ancora. Supponi che il ladro prima di ru-