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152 saggi critici


A. Vale a dire che la storia è un medico empirico.

D. Credi tu che ci sia veramente una medicina ai tanti mali che travagliano l’umanitá? Sono mali incurabili, inerenti alla nostra natura.

A. E la monarchia co’ nobili, i preti ed i privilegi?

D. Serve solo ad assicurare il diritto.

A. E questo ti par piccola cosa?

D. Ma, come il piacere è una negazione, ed il solo dolore è, cosí il diritto non ha niente di affermativo; l’affermazione è nel torto1.

A. Gran testa! il no vuol dir sí, ed il sí vuol dir no. Questa invenzione merita il primo premio; ed il secondo lo daremo ad Hegel, che dice che il sí ed il no è la stessa cosa.

D. Se non esistesse il torto, non esisterebbe il diritto. Il diritto è la negazione del torto. Lo Stato è il custode del diritto, perché mi difende da chi mi vuol far torto. Perciò è un commissario di polizia, e non un medico. Non può guarirci da’ nostri mali; e non sarebbe neppur desiderabile che ci guarisse.

A. Questa è una vera scoperta: ché nessuno l’ha detto ancora. Fin qui dicevo tra me e me : — Anche Leopardi l’h detto — . Perché Leopardi non crede al progresso, si ride della filosofia della storia, e reputa insanabili i nostri mali. Sole quella faccenda del diritto e del torto non ce la trovo; ma me la ricordo nel padre Bartoli. Ma né in Leopardi, né in Bartoli, né in nessuno trovo che la nostra guarigione sia cosa poco desiderabile.

D. Perché, se sei guarito dal dolore, ti rimane non il piacere, che è una negazione, ma un nemico ancor piú molesto, la noia; e perché, ove tutti fossimo felici,, ne verrebbe un accrescimento di popolazione, le cui spaventevoli conseguenze atterriscono ogni piú ardita immaginazione2.

A. Perdona, Gioberti. Bisogna concedere il primato al cervello di Schopenhauer. Il tuo cervello non avrebbe saputo tro-



  1. Die Welt als Witte und Vorstellung. I, par. 62.
  2. Die Welt als Witte und Vorstellung. I, par. 395.