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l’ultimo de’ puristi 225

distinto, e questo nome si dava per consenso di tutti a quelli che facevano un lavoro « indovinato », componimento o traduzione. Anche il giudizio di questi aveva una certa autoritá, ed i nuovi e inesperti si lasciavano volentieri guidare da loro. Cosi nasceva una disciplina naturale, fortificata da una costante cortesia di modi, che rendea tollerabili anche i piú severi giudizi. Il marchese soleva dire che le lettere servono a raggentilire e nobilitare l’animo; ed era una grazia, quando si spassava con di bei motti e proverbii alle spese di qualche povero provinciale capitato li o non bene in arnese, o goffo di modi, o presuntuoso parlatore. Si può pensare quale impressione incancellabile produceva tutto questo su quei rozzi animi. Era tutta una rivoluzione morale. Dopo pochi mesi io mi sentiva un altro uomo.

Né questo solo. In quella scuola i principali attori erano i giovani. II marchese, come ho detto, non faceva discorsi o lezioni, non insegnava grammatica o rettorica: parlava cosí alla buona, e facea notare piú per esempli che per teoriche i pregi e i difetti degli scrittori, aggiungendovi, come l’occasione portava, avvertenze grammaticali o di lingua o di rettorica. Chi ne vuole un’immagine vegga i Fatti di Enea coi suoi comenti. Il lavoro era tutto nostro, e serio e assiduo: i poltroni poco ci duravano e andavano via perseguitati da una di quelle esclamazioni, che il poco paziente marchese si lasciava sfuggir di bocca, quando non giungeva a contenersi e ad esclamare: — Non mi fate dire la parola disonesta — .

Vi si andava tre volte la settimana. Un giorno era consacrato alla lettura e all’esame de’ componimenti, favole, lettere, dialoghi, sogni, dissertazioni, dicerie, racconti storici, novelle, di rado qualche poesia. Dopo la lettura, il marchese domandava a due o tre il loro parere, i quali ragionavano prima del concetto, poi dello stile e della lingua. La discussione era chiusa da uno degli «Eletti» o degli «Anziani», che ne discorreva ampiamente; il marchese riassumeva le diverse opinioni e dava un giudizio terminativo. Essendo la piú parte giovani colti e adulti, le discussioni riuscivano spesso brillanti e animate. Né minor gara era negli altri due giorni, destinati alla traduzione e

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De Sanctis, Saggi critici.-ii