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«cours familier de littérature» par lamartine 67

carie a’ miei lettori, io avrò svegliato in essi il senso estetico, che è sopito ne’ piú, non spento; li avrò disposti all’arte, o almeno invogliati alla lettura. — Ond’egli mira meno ad ammaestrare che ad educare: vuole che si senta prima di giudicare, e prende a questo effetto per base l’impressione.

Lo scopo è utilissimo. Le teorie astratte non sono buone che a gonfiarci di superbia, a darci una falsa sicurezza; giovano poco a formare il gusto e a stimolare le forze produttive: spesso nuocono. Nel primo anno dei miei studi d’italiano ero divenuto un famoso cacciatore di frasi e di parole; e mentre intorno a me si disputava caldamente, acchiappavo per aria le parole che uscivano, e dimandavo: — Questa è una frase italiana? è una parola del Trecento? — ; mi mandavano al diavolo ben di cuore. Pensando alle parole perdeva l’idea. Il simile avviene, con buona pace degli estetici, a parecchi di loro. Quando leggono, non si abbandonano ad un’ingenua contemplazione; non consultano, non analizzano le loro impressioni: possessori di tre c quattro formole, mentre l’uomo del popolo piange, essi dimandano gravemente se nella tale rappresentazione domina l’oggettivo o il soggettivo, il plastico o il pittoresco, l’ideale o il reale, ecc. Pensando al concetto, perdono il sentimento.

Le nude teorie non hanno efficacia a formare l’educazione estetica di un popolo. — Bisogna educare il popolo, — si dice. Che fare? Insegniamogli leggere, scrivere, un po’ di catechismo, un po’ di aritmetica: come se il male stesse solo nell’intelligenza e non anche, e piú, nel cuore! come se il ladro rubasse perché non sa i dieci comandamenti! È il cuore che dovete guarire. E parimente, se volete formare il pubblico gusto, è al cuore che dovete parlare.

Questo parmi abbia voluto il Lamartine, dando ai suoi discorsi la forma di conversazioni, intramettendo co’ ragionamenti racconti e descrizioni, e traducendo il pensiero «en images et en sentiments». Udite lui stesso:

Avant de vous donner la définition de la littérature, je voudrais vous en donner le sentiment. À moins d’être une pure intelligence, on ne comprend bien que ce qu’on a senti.