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dell’argomento della «divina commedia» 89

In nome della veritá ha proscritto tutto ciò che di letterario e di fattizio s’era insinuato nell’arte. In nome dell’indipendenza ha cacciato via tutti quei fini religiosi, politici, morali, dietro ai quali si svia la critica volgare. In nome della libertá delle forme ha saputo comprendere e dare il debito luogo ad ogni vera grandezza, cosí ad Omero come a Dante, cosí a Shakespeare come a Racine.

Ma questa critica non è pura del difetto che abbiamo notato nella scuola antica. Anch’ella giudica spesso «a priori»; si pone innanzi certe regole generali e tutto misura a quella stregua. Abbiamo giá una metafisica del bello sotto nome di estetica, dalla quale si sono cavate e messe in giro una ventina di formole, che, separate dal loro centro e ripetute ad ogni proposito, vanno perdendo ogni serietá di significato, incomprese per chi le dice e noiose per chi le sente. E non puoi parlare di un lavoro, che non ti giunga all’orecchio, qui dignitá, ordine, decoro, eleganza, puritá, e lá finito ed infinito, reale ed ideale, letteratura sociale, storica, filosofica, poeta, pittore, scultore, musico, e l’idea e il vero, il buono, il bello.

Le regole generali sono mere astrazioni, quando me le segregate dalla materia, in cui solo hanno la loro veritá. Esistono nell’arte, come esistono nel mondo, comuni a tutti gli esseri, ma in ciascuno con certe condizioni e determinazioni che lo fanno esser quello e non un altro. Il sostanziale dunque di un argomento è, non in quello che ha di comune con tutti gli altri, ma in quello che ha di proprio ed incomunicabile. L’argomento non è «tabula rasa», una cosa su cui possiate imprimere quel suggello che vi piace. È una materia condizionata e determinata, contenente giá in sé virtualmente la sua poetica, cioè le sue leggi organiche, il suo concetto, le sue parti, la sua forma, il suo stile. È un piccolo mondo che nasconde nel suo seno grandi tesori, visibili solo all’occhio poetico. L’ingegno mediocre o non ci vede nulla, o vede frammenti, e ci aggiunge del suo, guastandolo e violandolo. Ma chi è poeta si lascia attirare amorosamente dal suo argomento, rimane rapito, e come sepolto in lui, si fa la sua anima ed obblia tutto quell’altro di sé che non