Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/123

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giuseppe parini ii7


dolodolo non in sé e fuori del mondo, ma vivo e operoso nella natura e nell’uomo. Il suo torto fu di volere applicare i principii nella loro rigiditá astratta; ma fu sua gloria il volerli applicare. I principii non furono piú massime oziose e accademiche, furono vere forze interne. Il che tendeva a rifare la pianta uomo, a rifare la coscienza, il carattere, a ricreare l’eroico, quella disposizione dell’uomo a voler tutto patire e anche la morte innanzi che fallire a’ suoi principii. Questa fu la gloria di quel gran secolo, che molti a strazio chiamane materialista. Un secolo non va guardato nelle sue esagerazioni, ma nelle sue tendenze e ne’ suoi principii. E sono sofisti coloro che guardano quel secolo in Elvezio o nel barone d’Holbach, e non veggono che dopo tanto abuso d’ideali platonici, senz’applicazione, quel materialismo era l’istrumento possente dell’umana rigenerazione, era la stessa arma di Machiavelli e di Galileo, era l’ideale uscito dalla sua astrazione, e calato nella natura e nell’uomo. Perciò Goldoni, quando gridava non doversi guastar la natura, aveva l’istinto del secolo; ma non ne aveva la forza, perché l’uomo era in lui accademico. Sento dire: l’arte per l’arte; massima vera o falsa, secondo che la s’intende. Che a fare opera d’arte si richieda l’artista, vero. E che scopo dell’arte sia l’arte, verissimo. L’uccello canta per cantare, ottimamente. Ma l’uccello cantando esprime tutto sé, i suoi istinti, i suoi bisogni, la sua natura. Anche l’uomo cantando esprime tutto sé. Non gli basta essere artista, dee essere uomo. Cosa esprime, se il suo mondo interiore è piòverò, c artefatto o meccanico, se non ci ha fede, se non ne ha il sentimento, se non ha niente da realizzare al di fuori? L’arte è produzione come la natura, e se l’artista ti dá i mezzi della produzione, l’uomo te ne dá la forza. Mancò a Goldoni non lo spirito, non la forza comica, non l’abilitá tecnica: era nato artista. Mancò a lui quello che a Metastasio, gli mancò un mondo della coscienza operoso, espansivo, appassionato, animato dalla fede e dal sentimento. Mancò a lui quello che mancava da piú secoli a tutti gli italiani e che rendeva insanabile la loro decadenza: la sinceritá e l’energia delle convinzioni.