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la nerina di giacomo leopardi 209


strano la via «che al ciel conduce», un riflesso del cielo in terra. Sopra questo fondo si è ricamato per molti secoli, e ne è venuta una rettorica messa in rima.

Siccome però «celeste», «angelico», «divino» non ti offre niente di preciso, ma un semplice grado comparativo, un piú e meno, un «piú bella e meno altera», nasce nella forma un non so che, un vago e indistinto, che è stato detto musicale, e stanca e scontenta l’immaginazione. Né il cuore riman pago innanzi a quelle donne dell’altro mondo, che girano e girano nelle loro luci come stelle, e nella comune beatitudine sentono tutte a un modo, e pensano Dio e non pensano noi. Ci si ribella il nostro povero cuore d’uomo. Quella Beatrice che quanto piú sale a Dio, e piú si sente lontana dall’amato, sin che te lo pianta del tutto, quasi mi fa dispetto. Quell’«amare in Dio» sará ortodosso, ma non è poetico. Vogliamo il paradiso si, ma lo vogliamo secondo il cuor nostro. Quella beatitudine contemplativa ci sembra una monotonia, non ci va. A noi non parrebbe di godere, se non in compagnia de’ nostri cari, e rifacendo colassú la nostra famiglia e la nostra patria. Gl’indiani che non volevano andare in paradiso per non incontrare colá gli odiati spagnuoli, non avevano gran torto. Ragionavano col nostro povero cuore d’uomo. E il cuore, volete o non volete, è il giudice della poesia. Quando l’innamorata dice che andrebbe in inferno, se lá è il suo amato, il pubblico applaude furiosamente. Se la ragione la condanna, il cuore l’assolve.

I poeti anche piú spirituali hanno foggiato un paradiso secondo il cuore, appunto perché poeti, com’era Salomone nella sua Cantica. Se hanno derivato dal cielo colori per la terra, hanno insieme trasportato un pezzo di terra in cielo, dando alle anime sentimenti e forme umane, che sostentano l’immaginazione e muovono il cuore. Non importa se questo sia in sé contraddittorio e irragionevole. I poeti non ci guardano poi tanto pel sottile. Ciò è stato detto un paganizzare l’arte.

Laura è beata. Ma la sua beatitudine, che non cape in intelletto umano, perciò appunto c’interessa poco. Ciò che c’interessa e ce la rende adorabile, è quella beatitudine che cape in