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252 | saggi critici |
ci nuotiamo al di dentro deliziosamente. Eccomi innanzi una giovinetta simpatica, piena di grazia; io sto con gli occhi in quegli occhi neri e dolci, e il cuore mi batte; e tu vuoi spiegarmi in lei suo padre e sua mamma e sua nonna; ma per la croce di Dio, fatti in lá, ch’io vegga, ch’io ami quella cara creatura; cosa è dirimpetto a lei tutto il tuo universo? cosa importa a me la tua scienza? — Questo è l’amore, e questa è l’arte.
VI
L’artista.
Lasciamo stare il legame intellettuale che cuce insieme i romanzi di Zola e fa di quelli un tutto solo, non compiuto ancora. Quel legame serve all’artista per creare nella sua fantasia l’illusione di un mondo nuovo scoperto e appercetto da lui, e stimolare la sua facoltá inventiva e concentrare la sua attenzione. A noi sfugge la cucitura; ma rimane la tela, pezzo per pezzo.
Ma anche a lui che è un artista, avviene il medesimo. Una volta entrato nel romanzo, quell’insieme ereditario diviene accessorio, e gli sta innanzi questo o quello, e si applica a rilevarlo in tutta la sua realtá, vale a dire in tutt’i suoi fattori. Prima di slanciare nell’azione il suo personaggio, fa la sua critica, cioè a dire espone tutti gli elementi di cui quello è un impasto. Carattere principale di questo secolo decimonono è appunto il lavoro critico che si va sempre più sviluppando. Ritrarre l’uomo nella storia, o, come si dice, nell’ambiente, e nel clima storico, era la cima di un lavoro critico. Chi si applicava principalmente all’uomo e inventava caratteri e scrutava e analizzava sentimenti, faceva il romanzo psicologico; chi guardava piú all’ambiente, faceva il romanzo storico. Alcuni sono eccellenti nell’uno e nell’altro genere strettamente colle-