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256 saggi critici

VII

Reale e ideale in Zola.


Molti disputano di reale e d’ideale, e spesso senza conclusione, perché manca a parecchi il concetto chiaro e giusto di questi vocaboli.

Si crede che il realismo sia l’opposto dell’ideale, e si crede che l’ideale sia semplicemente un gioco d’immaginazione, una superposizione alla realtá. Con questi falsi presupposti le dispute non possono avere nessuna fine ragionevole.

Che nell’uomo ci sieno caratteri incontestati di animalitá, nessuno l’ha messo mai in dubbio. E mi pare opera sprecata quella di Darwin, quando con tanta copia di osservazioni, anatomiche e fisiologiche, vuol dimostrarmi l’animalitá dell’organismo umano. Quest’animalitá apparisce quasi ella sola nelle origini de’ popoli e nei primi anni degl’individui. L’umano, cioè quello che caratterizza nell’animale l’uomo, apparisce piú tardi.L’appetito si purifica e diviene sentimento, le sensazioni si trasformano in immagini, gl’istinti si alzano a idee. Il progresso non è altro, se non uno scostarsi sempre piú dal comune e dal generale, cioè a dire dalla parte animalesca, e spiritualizzarsi, umanizzarsi, particolarizzarsi, affermarsi come umanitá.

Ci sono certe idee fondamentali che costituiscono l’umanitá, come religione, famiglia, patria, libertá, giustizia, fratellanza umana e simili. Queste idee appariscono prima come sentimenti, immagini, e si chiamano l’ideale, cioè calda aspirazione a un di lá, a una idea pura, non ancora realizzata, ma a cui la realtá vuole avvicinarsi.

Questo è l’ideale nella sua forma spontanea, e ha la sua religione e la sua arte, e anche piú tardi la sua filosofia quando prende nello spirito una forma riflessa e si annunzia come idea.

I semidei, gli eroi, i santi non sono altro che l’espressione storica meno lontana dall’ideale. Naturalmente gli uomini usano