Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/263

Da Wikisource.

studio sopra emilio zola 257


una lente d’ingrandimento, guardando tutto a traverso l’ideale, e dove non giunge la realtá suppliscono con l’immaginazione. Indi quell’abbellire e ingrandire il reale, che costituisce l’essenza dell’arte nelle etá eroiche, secondo modelli ideali, e che continuandosi in etá riflessa e d’imitazione ti formano un’arte tipica di convenzione. In questi tempi il modello non è al di fuori, nella realtá, ma è nello spirito, nell’immaginazione. L’uomo vede un modello al di lá di quello che gli offrono i sensi.

Questo stato dello spirito, sviluppato da una conveniente educazione, è favorevole alla produzione artistica, e corrisponde a quei tempi, ne’ quali è posta l’eccellenza dell’arte. Nondimeno il puro ideale, opera inconsciente dell’immaginazione e superiore alla realtá, è uno stato inferiore nella storia del progresso. Quanto s’accosta piú al reale e si specchia e si trova in quello, tanto s’innalza piú nell’uomo l’elemento umano e piú mostra di sua forza. La storia dell’umanitá è un continuo realizzarsi degl’ideali umani, e questo è il progresso.

Il realismo dunque suppone uno stato superiore di coltura, ed è la gloria della societá moderna. A quel modo che il realismo tirò la filosofia dalle astrattezze e dalle immaginazioni, oggi ha tirata l’arte dal tradizionale e dal convenzionale, e l’ha avvicinata alla natura e alla storia.

Il realismo appare dapprima come reazione a uno spiritualismo esagerato e a un ideale divenuto rettorico. La parte animale dell’uomo si ribella a quello spiritualismo ascetico e astratto, e lo assale con la caricatura e con l’ironia, e rivendica a sé una parte maggiore che non le spetti. Questa reazione della materia tira seco la corruzione e la licenza de’ costumi, un’allegra licenza prodotta da un intelletto adulto e beffardo. Ci è progresso nella scienza, e ci è decadenza nella vita. L’animalitá, sotto l’equilibrio, si afferma essa sola, e fa della vita un carnevale perpetuo, e cosí si riflette nell’arte. Il sentimento ritorna sensazione; l’ideale in quella sua esagerazione diviene una caricatura; l’amore prende una forma oscena, voluttuosa e libidinosa; l’artista diguazza nel fango, e il pubblico usa l’arte a solletico de’ suoi sensi e de’ suoi istinti animaleschi.

     9 —
De Sanctis, Saggi critici.-iii