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pingue dote. Il padre aveva spogliato i fratelli; lui, spoglia la moglie, e prezzo della spoliazione è l’incesto.

Un marito che lascia fare la moglie, perché vuole spogliala, una moglie che lascia fare il marito, perché vuole disonorarlo, e il bello Massimo che si lascia fare dall’uno e dall’altra, e concorre a quella spoliazione e a quel disonore, ecco la base del romanzo. E attorno una atmosfera simile, che dalla trottata e dal convito si allarga e investe tutta Parigi, dalla reggia imperiale sino alle case pubbliche. Quella moglie, quel marito, quel figlio, ecco i tipi. Ci è in quell’atmosfera non so che meretricio, rapace e imbelle.

Marito, moglie, figlio coabitano come si trovassero per caso insieme in uno stesso albergo. Ciascuno fa la via sua. Camminano di fronte affari e piaceri.

Zola che descrive con tanto vigore la scena della trottata e del pranzo, e ci fa sfilare innanzi tutt’i personaggi del racconto attorno a quella strana famiglia, si ferma qui e fa un passo indietro, e ci racconta, come si dice, gli antecedenti, le prime origini di quei tre dannati a convivere. La storia di quelle anime è narrata con la precisione di un anatomico, a cui la scienza abbia tolto ogni senso di pietá o di ribrezzo. L’immaginazione stessa è al servigio della scienza, e sta lf quasi come una carta geografica, che dia chiarezza e rilievo alle piú laide qualitá della degradazione umana. La parola è brutale, cinica; non ci è velo, non ipocrisia in padre e figlio, ai quali è negata ogni vista di un mondo morale superiore, ogni rimorso e ogni vergogna, e stanno poco al di lá di un puro istinto animale. Il figlio è cinico, e si crede spiritoso. Il padre è ladro, e si crede una gran testa. Mettono un raffinamento l’uno ne’ piaceri, l’altro negli affari. Dov’è la vergogna, trovano la vanagloria. Cosa possibile, dove la licenza è divenuta costume pubblico, il buon genere e il buon tuono, e l’aria compiacente accoglie in sé tutte le sozzure. Questo consenso o compiacenza universale uccide il dramma; non ci è attrito o lotta nella societá, e nell’anima degli attori. Sono nati cosí. La vita è quella. La bontá stessa è passiva senza impulso, senza azione, ritirata nella sua tristezza, com’è nel