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studio sopra emilio zola 27i


padre di Renata. Ci è un «fatum» naturale e sociale, che pesa sugli attori e gl’involge come in una nebbia, senza ch’ei se ne accorgano: ci si ride e ci si gavazza sotto.

Il racconto sarebbe impossibile, se non ci fosse Renata, nata angiolo e pervertita in quell’aere infetto.

Renata non era una Rougon. Veniva di famiglia borghese e onesta, era buona, docile, facilmente impressionabile; sua zia una brava donna, suo padre un gentiluomo onorato e dabbene. I suoi istinti erano buoni, ma privi d’ogni forza di resistenza. Educata in un «pensionato di damigelle», v’imparò le arti e i modi del ben comparire sociale. Usci a diciassette anni, ignara del mondo e come cera, su cui la societá imprime la sua forma. Non fu sedotta, fu violentata. Il matrimonio fu coperchio al disonore, mezzana una Rougon. La casa maritale fu il teatro, dove potea far pompa delle sue virtú collegiali, inchinarsi, danzare, chiacchierare, primeggiare nel lusso e nelle mode. Il marito, vero Rougon, non guardava a lei, ma alla dote. Quella che fu a lei mezzana di matrimonio, sorella del marito, fu anche a lei mezzana di piaceri. Stordendosi nel rumore della vita, tra vanitá e baldorie, tra danze e libidini, non c’era tempo né modo di guardarsi dentro, d’interrogarsi. Massimo, uscito’ di collegio con tutt’i vizii che vi s’imparano, fu il suo carino, poi il suo camerata, il confidente. Aveva un’aria di donna, che incantava le dame. Fece le prime armi con la cameriera. Narrava a lei le sue bravure, tutte le storielle delle ragazze perdute, era un repertorio vivente; e lei a ridere, ridere. La sua immaginazione divenne meretricia. Venuta la sazietá, fu trista, nervosa, capricciosa; cercava nuovi solletichi, qualcosa di terribile che risvegliasse il senso del piacere. Divenne cupa, e pur talora tra gli odori de’ campi ricordava il giardino paterno, e la piccola sorella e la zia Elisabetta, e 1 trastulli innocenti della prima etá: memorie fuggevoli che attraversavano un cervello malato. Gli è che Renata non aveva amato mai, e sentiva bisogno di una di quelle passioni terribili, nelle quali solletico è il delitto, esausti tutti gli stimoli ordinarii.

Questa è la situazione morale di Renata nel principio del