Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/316

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tima e sacra parola profferita da tanti generosi che morirono, udita allora profferire e gridare dal popolo mi faceva sentire un brivido per la schiena, pei visceri, pel petto, e mi sforzava alle lagrime.

Questo era l’uomo nato a patire piú che a fare, nato al martirio piú che alla vittoria, santo tra’ santi, di una fede tanto più ardente quanto più pura di ogni interesse personale. Andate le cose a male, i gridacchiatori, i piazzaiuoli si dileguarono, e chi s’è visto, s’è visto. Lui che stava a casa, si messe a cospirare di nuovo sotto al naso del Borbone vittorioso; lá sul Vomero, eravamo in cinque o sei, d’ogni risma. Fu la prima volta e sola che fui in convegni segreti: la natura non mi tira alle sette. Mi parve bello il pericolo, quando tutti si nascondevano. Guardavo lui sorridente, che trovava tutto facile. Si facevano i più matti delirii: porre una mina sotto Palazzo Reale pareva un gioco. Mignogna era il più matto. E si finí con la bomba Faucitano. Questa era la setta dell’Unitá Italiana, che fece tanti martiri. Settembrini ci capitò per il primo, ed era naturale. Io lo chiamavo il facilone. Quando ci presentava un nuovo, e diceva: — Questi è dei nostri — , mi venivano i brividi. Uno di questi nostri mi si messe attorno, chiedendo quattrini; altrimenti, ehm! E non si saziava mai. E lo chiamavano il «cavaliere». Un dí gli volsi le spalle e avevo una gran paura non mi denunziasse. Ma non fiatò. E forse lo teneva peggiore che non era. Ma cosa c’entro io qui? Parliamo di Settembrini, il povero martire che ricominciò la via delle carceri. E ora ricorda e descrive, e dipinge, con quel viso sorridente.

Tanta serietá di fede era in lui accompagnata con molta vivacitá di sentire. Aveva la fede ed il sentimento degli spiriti religiosi. Leggete la sua lettera a Gigia, quando era in cappella. Quando il suo animo è al di fuori, ha il pennello in mano, e sorride. Ma quando torna in sé! quando si sente solo! quando non ne può proprio più! Hai innanzi i varii moti di quella ricca vita interiore. Ora è malinconia; ora è sdegno, e disdegno; ora è disperazione; ora cade in fantasia, e ritorna l’artista. Gigia,