Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/344

Da Wikisource.
338 saggi critici


presse nel volume : «Mostrata la materia di queste lettere, possiamo ora determinarne il valore, e lo faremo in un apposito articolo».

2. - Delle opere drammatiche di Federico Schiller. — È datato dal D. S. stesso «Castel dell’Ovo, giugno i850». È probabile che l’autore si lasciasse romanticamente suggestionare dal luogo della prigione, e amasse datare il suo scritto «dalla prigione», mentre è risaputo che il saggio fu preparato in Calabria dal marzo al giugno i850, e il D. S. andò in prigione soltanto nel dicembre dello stesso anno (cfr. Croce, Il soggiorno in Calabria, l’arresto e la prigionia di F. d. S., in « Nuova Antologia », i6 marzo i9i7). Esso appare come prefazione alle Opere drammatiche di Federico Schiller, tradotte da Andrea Maffei, apparse a Napoli (Fibreno, i850); ma con la stessa data ne abbiamo visto l’edizione Le Monnier, che il Cortese ritiene un falso editoriale. Ad ogni modo, noi ci siamo attenuti al testo definitivo, approvato dal D. S. nella edizione dei Saggi critici del i874.

Diamo la collazione del testo D. S. col testo Co.

Il D. S. usa scrivere in questo periodo (1850) «Shakspeare»: poiché si tratta di grafia oscillante nei tempi in cui il saggio fu composto (si ricordi la sfuriata del Carducci in una lettera giovanile sulla grafia di questo barbaro nome1), abbiamo adottato la forma genuina; cosí, scriveva « Machbet », e noi abbiamo anche qui adottata la forma genuina. Il D. S. a p. 3 scrive Barbaro, Cavaliere errante, Barone, Re, Pontefice e Imperatore tutte con la maiuscola. A p. 4 ; «quella sieguono», Co: «quella seguono». P. 6: D. S. : «l’armonia è spenta, la luce è distrutta», Co: « l’armonia è distrutta, la luce è spenta ». Abbiamo rispettato poi l’oscillazione che c’ è in D. S. tra giovane e giovine; piú grave invece è la variante di p. 8 : «è giá scaduto dalla sua prisca grandezza» : quel dalla va corretto in della. A p. i0 il D. S. parla del Poeta e dell’Artista, scrivendo tutte e due le volte con la maiuscola; a p. i2 il D. S. scrive Aristotile che è la forma di gran lunga da lui preferita, mentre il Co ha Aristotele. A p. 20, in nota, «Luigi Lavista»



  1. Lettera a Giuseppe Torquato Gargani, da Celle, n settembre 1853: «Né mai Alfieri e Shespeare (non mi ricordo mai come si scrive questo barbaro nome) dipinsero cosí bene i romani» Lettere di G. Carducci, vol. I, p. 60.