Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/353

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nota 347


mati infiammarono Augusto; — lieti onori tornarono in tristi lutti — per disdegnoso gusto credendo fuggire disdegno — ingiusto fece me contro me giusto — perché questi giuochi di parole e questi concetti? Pier delle Vigne non è commosso ancora da quel che dice». P. ii7 r. 3: «può bene usare una personificazione rettorica, la meretrice che infiamma», Ms «può bene uscire in una personificazione rettorica, che infiamma»; ivi r. 6: «a risvegliare in lui una ricordanza o una immagine : è un concetto che gli esce dal labbro. Si sente in lui non l’uomo, ma il cortigiano o il trovatore. Ma vi è una cosa», Ms «a risvegliare in lui un sentimento o un’ immagine, ed è un freddo concetto che gli spunta dal labbro. Ma vi è una cosa»; ivi r. i0 : «l’accusa che gli è lanciata... avanza viva e presente», Ms «l’accusa ch’egli {sic) è lanciata contro di traditore. Allora quest’uomo sdimentica quello che in lui di artificiale e di consueto (sic), ed accendendosi la sua fantasia, il suo linguaggio diviene semplice ed eloquente. Quest’uomo non ha piú parte alcuna di uomo; ma una sola cosa gli avanza ancora viva e presente»; ivi r. 2i: «strazia il cuore a vedere un tronco... qualche cosa di vivente», Ms «strazia l’anima a vedere il tronco, che raccomanda in nome delle sue radici ancor nuove quella parte che gli rimane di sé uomo ancora. La sua memoria è qualche cosa di vivente»; ivi r. 26: «distrugge il fantastico: il misterioso vien meno», Ms «distrugge il fantastico, il misterioso sparisce»; ivi r. 33 sgg., fino in fondo al saggio («Qui il fantastico è spiegato... del ridicolo e del disgustoso») è in Ms cosí: «Qui il fantastico muore; ma rimane il patetico anzi si accresce. È un suicida, che spiega la pena del suicidio, e narrando la storia dell’anima suicida, narra la propria storia, sul suo labbro vi è anima, e nella sua coscienza vi è io. La sua parola si colora, la sua immaginazione si riscalda. L’anima si parte dal corpo, e quel partire si accompagna con altre idee accessorie, e diviene un divellere : l’anima non si parte dal corpo ma se ne svelle. L’anima cade nella selva; ma altre idee pullurano (sic) in lui, l’immensitá dello spazio percorso, l’impeto e la velocitá della caduta, e quel cadere diviene balestrare. Il narratore mescola sé nella narrazione; la terza persona va via; al parte, al cade, al surge succede verremo e trascineremo, e la pietá giunge al sommo, quando egli ci addita fra gl’altri corpi il suo corpo pendentegli innanzi.

« Tale è questo canto, una ricca armonia, che dal misterioso