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un dramma claustrale 73


Sento qui dentro il frate, ma non vedo l’artista. E non c’è pure nessuna intenzione artistica.

Il frate ha voluto fare una rappresentazione nel convento, come si facevano nelle chiese e per le piazze. E cosí intuonando il novizio un canto alla vota contemplativa, il frate avverte che dee esser cantato come i rispetti, versi d’amore in bocca al popolo. Quest’uso d’introdurre ne’ chiostri le rappresentazioni e i canti popolari, voltando a fini religiosi le forme usate ne’ pubblici intrattenimenti, mi ricorda le commediole che i gesuiti componevano espressamente pe’ loro convittori. Il fine dell’autore è di ammaestrare i frati con una dilettevole rappresentazione. E n’è uscito il dramma claustrale.

Il fatto è pigliato da qualche antica leggenda, come la piú parte delle rappresentazioni. Non si sente un pensiero originale. Il frate non ha sentito, né compreso quale magnificenza di concetto aveva innanzi, e lascia cadere nel vuoto i piú interessanti contrasti drammatici. Ci è qua e lá qualche lampo d’affetto, come nell’addio della madre e nella scena del romito dopo il primo annunzio dell’angiolo, soprattutto quando tra dire e non dire si lascia uscir di bocca la terribile notizia. Tutto l’altro è insignificante. Manca al frate la chiara percezione del concetto che ha alle mani, e perciò divagasi e riesce in luoghi comuni. Il fatto di cui dá la rappresentazione non ha per lui altra importanza che di un esempio e di un ammaestramento, e spesso avverte che le parole del tale e tale personaggio servono a mostrare questo e questo. Perciò il fatto non ha valore proprio, non alletta la pigra immaginazione del frate, non gli scalda il cuore; il concetto rimane inerte. Li stesso protagonista è poco piú che una figura allegorica. Il romito è piú interessante, perché è piú uomo. Ma il giovane è astratto come una idea e rigido come una regola; ha la calma e l’immobilitá del puro divino. Cosi com’è concepito, sarebbe un personaggio non drammatico, ma lirico, con le sue estasi, le sue visioni, i suoi inni, le sue orazioni, cosí come sono le figure del beato Angelico; ma l’autore non ha caldezza di cuore, e i suoi canti e le sue orazioni mancano di unzione e di affetto.