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98 saggio critico sul petrarca


Dante ha veduto del fatto un solo momento, ma l’essenziale. Nella sua impazienza il pellegrino si fa nell’immaginazione la faccia del Cristo, e non gli par vero che gli sia dato di vederla, proprio dessa. Nella sua esclamazione senti, insieme con una certa tenerezza di devozione, lo stupore e la maraviglia che si prova innanzi ad un miracolo. E un sol tratto sintetico, che ti gitta verso il maraviglioso; e l’unica circostanza, «forse di Croazia», con la lontananza del luogo ne accresce l’effetto. La natura gentile ed impressionabile del Petrarca gli fa trovare in questo fatto un gran numero di circostanze tenere e delicate. Analizza ciò che Dante raccoglie in un fascio. È una statua di bronzo a proporzioni severe, che, per non so qual miracolo, perde i suoi angoli e le sue punte, s’arrotondisce, s’intenerisce, si fa carne, attira il tuo occhio su tutte le sue bellezze, sul petto, sul fianco, sulla faccia. Nel sonetto ci dee senza dubbio entrar Laura; e come fare un sonetto senza Laura? Ma c’entra per cerimonia, e ci sta a pigione; il vecchio pellegrino ne costituisce il fondo:

                                         Movesi ’l vecchierei canuto e bianco
Del dolce loco ov’ha sua etá fornita,
E dalla famigliuola sbigottita.
Che vede il caro padre venir manco:
     Indi traendo poi l’antico fianco
Per l’estreme giornate di sua vita,
Quanto piú può col buon voler s’aita,
Rotto dagli anni e dal cammino stanco.
     E viene a Roma, seguendo ’l desio,
Per mirar la sembianza di colui
Ch’ancor lassú nel Ciel vedere spera.
     Cosi, lasso, talor vo cercand’io,
Donna, quant’è possibile, in altrui
La desiata vostra forma vera.
     

Ciascuna stanza è destinata ad esprimere una parte del fatto. Nel primo quartetto è il vecchio nel punto che s’allontana, nel secondo è il vecchio nel cammino; e nel primo ter-