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i58 saggio critico sul petrarca


Come i pensieri fluttuano al di dentro, cosí le immagini al di fuori: consonanza della natura e dell’anima; ogni cangiamento di luogo è cangiamento di pensiero:

                                    Di pensier in pensier, di monte in monte.      

Di rado una canzone comincia con tanta felicitá: siete giá nel pieno della situazione, ed avete appena cominciato.

I siti innanzi a cui s’arresta il poeta, sono romantici, tali che raccolgono l’anima e l’invogliano a fantasticare: una piaggia solitaria, o una fonte, una valle tra due poggi, alti monti,



                                             I’ l’ho pili volte (or chi fia che mel creda?)
    Nell’acqua chiara e sopra l’erba verde
    Veduta viva, e nel troncon d’un faggio,
    E ’n bianca nube si fatta che Leda
    Avria ben detto che sua figlia perde.
    Come stella che ’l Sol copre col raggio:
    E quanto in piú selvaggio
    Loco mi trovo e ’n piú deserto lido.
    Tanto piú bella il mio pensier l’adombra.
    Poi quando il vero sgombra
    Quel dolce error, pur li medesmo assido
    Me freddo, pietra morta in pietra viva,
    In guisa d’uom che pensi e pianga e scriva.
         Ove d’altra montagna ombra non tocchi,
    Verso ’l maggior e ’l piú spedito giogo,
    Tirar mi suol un desiderio intenso:
    Indi i miei danni a misurar con gli occhi
    Comincio, e ’ntanto lagrimando sfogo
    Di dolorosa nebbia il cor condenso,
    Allor ch’i’ miro e penso,
    Quanta aria dal bel viso mi diparte,
    Che sempre m’è sf presso e sí lontano.
    Poscia fra me pian piano:
    Che fai tu lasso? forse in quella parte
    Or di tua lontananza si sospira:
    Ed in questo pensier l’alma respira.
         Canzone, oltra quell’alpe.
    Lá dove ’l del è piú sereno e lieto.
    Mi rivedrai sovr’un ruscel corrente.
    Ove l’aura si sente
    D’un fresco ed odorifero laureto.
    Ivi è ’l mio cor, e quella che ’l m’invola:
    Qui veder puoi l’immagine mia sola.