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viii. situazioni petrarchesche | i59 |
selve aspre, campi ombreggiati da pini o da colli, montagna sovrastante a montagna. In ciascuno di questi luoghi il combattimento interiore prende una forma e si determina. Era entrato in cammino, tristo ed abbattuto, in uno di quei momenti di scoraggiamento, da cui non sono liberi gli uomini piú forti. In questo stato, guardandoci nello specchio, torciamo la vista con ripugnanza dalla nostra propria immagine; ci sembra che tutti ci debbano disprezzare, diventiamo «vili a noi stessi». Come perseguito dagli uomini s’addentra per monti e per selve, e si sente piú tranquillo:
ogni segnato calle Provo contrario alla tranquilla vita. Se ’n solitaria piaggia, rivo o fonte, Se ’n fra duo poggi siede ombrosa valle, Ivi s’acqueta l’alma sbigottita... Per alti monti e per selve aspre trovo Qualche riposo; ogni abitato loco È nemico mortai degli occhi miei. |
La solitudine gli fa bene, gli offre immagini ridenti, lo rialza al suo cospetto: si beffa egli medesimo de’ suoi timori, e con l’audacia della speranza s’abbandona a’ forse, a’ chi sa; quando, tutt’a un tratto, uscendo dalla sua fantasia, esclama con un sospiro: «Or potrebbe esser vero? or come? or quando?». Ed eccolo ricaduto ne’ tormenti e ne’ timori di prima:
A ciascun passo nasce un pensier novo Della mia donna, che sovente in gioco Gira il tormento ch’i’ porto per lei: Ed appena vorrei Cangiar questo mio viver dolce amaro, Ch’i’ dico: forse ancor ti serva Amore Ad un tempo migliore; Forse a te stesso vile, altrui se’ caro Ed in questa trapasso sospirando: Or potrebb’esser vero? or come? or quando? |