Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/166

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i60 saggio critico sul petrarca


L’esposizione è semplice e sobria, cosí piena, che quasi ciascun verso è una fiaccola illuminatrice di un vasto orizzonte. Un romanziero moderno farebbe una pagina di comentario sopra ciascuna di queste impressioni, e ti farebbe un’analisi del cuore umano, anatomica certo, ma perciò appunto povera di quei misteri e di quelle ombre che scuotono e mettono in moto la piú pigra immaginazione. Nella solitudine l’uomo parla solo, e non ci è forse niente che tanto logori, quanto questo inevitabile dialogo dell’anima con sé stessa. In questo duplicarsi, farsi due dell’uomo, com’è carezzevole il pensiero che lo conforta, come ingegnoso! «Sovente gira in gioco il tormento» è una di quelle forme, che per novitá ed energia gridano al lettore: — Fermati e pensa — . Girare in gioco il tormento è la ricordanza di un passato pieno di dubbii e d’angosce e di timori in mezzo allo scroscio di risa dell’animo rialzato e rassicurato; è l’uomo d’oggi, che fa la baja all’uomo di jeri. E quanta misura in quell’«appena vorrei», che è un contentarsi provvisorio d’uno stato che non vorrebbe durabile! Quanta finezza in quell’«altrui», in luogo di «a Laura»: «altrui se’ caro», che è come un palpare sorridendo il povero fanciullo sbigottito e dirgli: — Mi capisci — ; e farlo sorridere anche lui! Ma, salito tropp’alto con la speranza, l’innamorato si risveglia con un sospiro; e fa come chi non è ben sicuro di troppo lieta novella, e si fa ripetere tutte le circostanze, e moltiplica nelle interrogazioni, ne’ ma, ne’ forse, ne’ quando, ne’ come, mezzo tra la gioja e la paura:

                                    Or potrebb’esser vero? or come? or quando?      

In dieci versi, quanta parte del cuore umano illuminata! Quanta tenerezza in quei «forse», che, mentre hanno aria di riso, ti fanno piangere! Sentite che, se l’amante ride in immaginazione, gli è per cessare il pianto; se si abbandona a’ suoi «forse», gli è perché ne ha bisogno, perché soffre; sentite che con tutti i suoi sforzi non può giugner mai ad un perfetto obblio, che la sua è una mezza illusione, interrotta nel piú bello