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viii. situazioni petrarchesche | i6i |
del gioco da quel tragico sospiro che ti fa crollare il capo come di chi dica: — Non è vero— , e ti rigitta nell’abisso. Questa contraddizione scoppia con indicibile tenerezza nella stanza seguente. Eccolo sotto l’ombra di un pino o d’un colle fermarsi, cadere in fantasia, gli occhi su d’un sasso, ove disegna il viso di Laura, e non se ne accorge. Perché piange? Perché nel sogno ci è la confusa coscienza del sogno; perché Laura, che la fantasia gli presenta vicina, egli sa che è lontana; la disillusione e l’illusione sono contemporanee; quel pianto è un sentimento inconsapevole che si è messo accanto alle sue illusioni e non le lascia mai, e che dopo un istante d’obblio diviene parola e gli dice: — Non è vero — :
Ove porge ombra un pino alto od un colle, Talor m’arresto, e pur nel primo sasso Disegno con la mente il suo bel viso. Poi ch’a me torno, trovo il petto molle Della pietate; ed allor dico: ahi lasso, Dove se’ giunto, ed onde se’ diviso! |
Il poeta dalla disillusione ti fa indovinare l’illusione. Si era trasportato in immaginazione nel paese di Laura, e le stava innanzi, quando la lacrima turba la visione, e si trova nel bosco, a tanta distanza da lei, e prorompe in un gemito:
ahi lasso! Dove se’ giunto, ed onde se’ diviso! |
Uno de’ fenomeni piú poetici di questo stato è che l’amante sa che l’immaginazione l’inganna e si compiace d’essere ingannato; fugge dal vero e cerca il falso, il dolce errore, come chi vorrebbe sognar sempre per sottrarsi ai pungoli del reale; che se cosa gli spiace, gli è che l’errore sia di troppo corta durata, gli è che troppo brevi sono le gioje dell’obblio:
Ma mentre tener fiso Posso al primo pensier la mente vaga, E mirar lei, od obbliar me stesso, Sento Amor si da presso, |
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ii |