Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/174

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sue belle membra. Ne nasce la purificazione, anzi la trasfigurazione, di quella tristezza.

Quando il poeta indovina la situazione, il principio ti ci fa trovare entro. Molto ammirata, ed a ragione, è la prima stanza. Commosso da una vista che gli sveglia tante memorie, l’amante, calda giá l’immaginazione, entra in colloquio con la natura, chiama ad uno ad uno tutti quegli oggetti, a cui si lega una ricordanza di Laura, li decora de’ piú gentili ed affettuosi epiteti, e, comunicando con loro le sue pene, le sente giá raddolcire. Questa entrata drammatica gitta di slancio l’immaginazione del lettore fuori della vita comune in un concitamento poetico, si che l’interesse comincia dalle prime parole. Ha innanzi come un mazzetto di fiori, pieni di grazia e di delicatezza, quando in mezzo al suo godimento si sente non so come inumidire il ciglio. Gli è che in tanta voluttá sente alitare un’aura di passione sconsolata, illuminata sinistramente dalle ultime parole. È un innamorato, che ricorda quegli oggetti non col giojoso orgoglio d’una passione soddisfatta, ma con la disperazione di un desiderio vano, lungamente nutrito. Pure, le tinte sono cosí soavi, che quella disperazione è come rattiepidita dalle nuove impressioni; e, se debbo dare un nome al sentimento «dolce amaro» che ne nasce, gli è la tenerezza: l’anima indurata e cupa di tristezza, che comincia a stemprarsi innanzi a quelle care memorie. Vedete ora finezza d’analisi. Non c’è cosa che l’autore non accompagni di qualche aggiunto significativo, il quale ora te ne dá l’immagine, ora il sentimento. Quel «solo a me par donna», quel malinconico «con sospir mi rimembra», e quel disperato «il cor m’aperse», quel gentile «far colonna al bel fianco», oltre tanti epiteti leggiadri, lumeggiano e colorano il quadro.

La tristezza si è giá purificata, s’è spogliata di ciò che è in essa d’amaro e di fosco. La lacrima comincia a spuntare; la fantasia spande un raggio di luce sulla tetra fisonomia, e se non può cacciar via i pensieri funebri che occupavano l’animo, li mescola delle piú care consolazioni, rende la morte amabile, desiderata. — Se amor mi dee uccidere, morire qui, esser sep-