Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/175

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viii. situazioni petrarchesche i69


pellito qui, dove Laura è stata, dove può ritornare; e chi sa! versare una lacrima sulla mia fossa! — Questa fantasia postuma intenerisce l’animo, lo accarezza, lo gitta in obblio, lo attira tutto intero nelle sue lusinghiere immagini; né mai il poeta è rimaso si lungo tempo sprigionato dalla realtá, da quella realtá formidabile, che attossica tutt’i suoi godimenti nell’altra canzone. Con che compiacenza descrive i piú minuti particolari, dá corpo e sangue alla sua illusione! E come il cuore gli batte, con che interesse, con che affetto assiste alla scena fabbricatagli dalla benefica immaginazione! L’istante della morte è rappresentato senza amarezza, anzi con una certa civetteria: è Amore che gli chiude gli occhi lagrimanti, come volesse dire: — Non pianger piú — . Si rappresenta morto, foggiandosi in fantasia uno di quei gruppi che gli scultori sogliono porre su’ sepolcri: Amore impietosito, che si china a chiudere gli occhi stanchi, da’ quali esce l’ultima lacrima. Il poeta accompagna di un tenero compatimento il corpo e lo spirito nel momento della loro separazione: «lo spirito lasso, il meschino corpo, la carne travagliata», di un tenero compatimento, congiunto con una malinconica soddisfazione, immaginando, fine a tanti affanni, quel porto riposato, quella fossa tranquilla. Il piú commovente è che tutto questo è in forma di preghiera a quei luoghi, dove si è fabbricato il castello incantato della morte. E cerca di moverli a compassione del suo corpo, e si fa piccolo piccolo, domanda loro cosí’ poco, contento d’ogni menoma cortesia:

                                    Qualche grazia il meschino
Corpo fra voi ricopra.
     

Scontento della vita, si finge delle gioje nel sepolcro. Uno de’ misteri della natura melanconica è questo intrattenersi deliziosamente nel cimitero, e dipingersi le dimostrazioni d’affetto che vi riceverá il suo frale. E come si lusinga il poeta, immemore de’ dolori presenti, come sorbe a stilla a stilla i piaceri che gli offre la compiacente immaginazione! Ella giugne «bella e mansueta», i suoi occhi «desiderosi cercano me»: