Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/235

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xii. conchiusione 229


mondo plastico. Indi quella forma fissa, chiara, ben contornata, decisa, entro cui si move un pensiero contraddittorio, non fuso, non uno con quella. Se la contraddizione fosse seria e angosciasse il poeta e lo stimolasse a combattere, avremmo una poesia del piú alto interesse. Ma, poiché se la dissimula e s’illude, riposato in un certo inerte abbandono che gli concede appena qualche impeto a salti e ad incidente, nasce un difetto di calore interno, che rende quella cosí bella forma non di rado fredda ed insipida. Certo non è la materia che è mancata al poeta, ma l’anima uguale a quella. Non dubito di dire che quel contenuto è ciò che di piú poetico da s. Agostino a Pascal s’è incontrato nei tempi moderni. Ma quel contenuto non lo esalta, non lo punge, non lo strazia abbastanza; c’è, per manco d’energia, un fondo d’indifferenza e di distrazione, che persiste.

Qui è il difetto capitale del Petrarca: di qui nascono tutti gli altri. Dotato delle qualitá piú splendide che aver possa l’artista, ti sembra per cosí dire un Dio mezzo svogliato, che profonde intorno a sé la luce e l’armonia, non bene ancor risolutosi di quel che vuol fare. Perciò nella sua forma luccicante e vanitosa invano desideri quella puritá e misura, quella vaga e casta decenza, quella sobria, ma decisa lineatura, quella vita interiore calata tutta intera nella immagine, che testificano presso gli antichi un’esistenza piena di sicurezza e di riposo, in perfetto equilibrio. L’equilibrio è rotto, senza che ce ne sia ancora la patetica coscienza del poeta moderno; è rotto, e la forma ne conserva un’aria mentita, serena, elegante, vezzosa, civettuola anche fra le lacrime, continuando la tradizione antica con una certa esagerazione che scopre la menzogna.

Questa forma ha però uno stampo suo proprio, che la certifica moderna; è una forma, mi si passi la parola, battezzata, ed il suo battesimo è la lacrima. È una Venere sí, ma una Venere dalla guancia pallida e dagli occhi pensosi. C’è una vena inestinguibile di malinconia che consuma tanta bellezza, la consuma dolcemente, come una luce interiore troppo viva, che dimagra la carne, e la fa trasparente. La qual malinconia poco virile nasce non dall’avere invano combattuto, ma da