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poca voglia di combattere, dalla coscienza di volere e poter poco. Il poeta non gitta risolutamente un occhio nel suo male, anzi ne lo ritira spaurito; ed in luogo di apparecchiare i rimedii, s’abbandona e fantastica. Il che spiega l’impressione superficiale che fa questa poesia, dove la storia del cuore, raggomitolata come in medaglia, lascia appena intravedere abissi inesplorati. Si può dire che il Canzoniere sia una superficie, scavata di mano in mano dalla lirica moderna, o, se vi piace meglio, una prima pagina, in cui sono schizzati i semplici motivi della musica posteriore.

Desiderii illimitati, confusi e contradittorii, volti ora verso un’ascetica perfezione, ora verso godimenti quanto meno assaporati tanto piú vivi nell’immaginazione; desiderii senza speranza, fuori della realtá, soddisfatti in una realtá foggiata dal poeta: questa è una dissonanza poco scrutata, ma molto lamentata, in che è la malinconia del Petrarca. Potrei chiamarla la malattia dello spirito; poiché anche lo spirito ha la sua malattia, come la materia. Una tendenza esagerata verso un di lá inarrivabile, quale si sia il suo nome, congiunta col disprezzo assoluto di tutto ciò che è corporeo, può da prima produrre miracoli d’entusiasmo, ma a lungo andare succede la stanchezza, il fastidio, lo scoraggiamento, lo scontento di sé, e l’abbandono e la malinconia. Questa opposizione tra lo spirito e la materia, tra il dovere e il volere, giace in fondo alla poesia del Medio evo. Egli è per l’esagerato spiritualismo che vi domina l’allegoria, la personificazione, la riflessione, un difetto di reale e di concreto, un desiderio perenne senz’appagamento, Beatrice e Laura, sospirate in terra e trovate nell’altra vita. Una poesia fondata su questa base non ha la sua esistenza che nell’altro mondo, dove l’opposizione è risoluta, e ciascuna cosa sta al suo posto, dove la materia è l’inferno, e lo spirito è il paradiso: perciò la sola epopea possibile del Medio evo è al di lá della vita, è la Divina Commedia.

Il Canzoniere comprende i vacillamenti di un’anima appassionata, tirata in qua e in lá da due tendenze opposte senza poterle conciliare; il sentimento di questa interna irrequietezza