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ii. il petrarchismo | 37 |
cia a disciplinarsi, a dirozzarsi, a raddolcirsi; fin d’allora le classi colte acquistano una lingua comune.
Si andò cosí formando una vera scuola poetica, con leggi e forme proprie. Il concetto fondamentale è l’amore religiosamente chiamato amicizia spirituale, e filosoficamente platonica, che suppone un’amata onesta ed un amante cortese e gentile: un amore fonte di virtú, e, come dice il Petrarca, «d’animosa leggiadria», tale cioè che dá animo ad opere leggiadre. Questo concetto è il centro, intorno a cui si aggruppano un certo numero d’idee e di frasi, ripetute da tutti, dimodoché le poesie si rassomigliano tutte, né è facile avere un criterio per attribuire le anonime a questo o a quel poeta, ed i giudizii sono ancora incerti. Una ballata di Lapo Gianni può dare una idea di queste poesie:
Questa rosa novella. Che fa piacer sua gaia giovanezza. Mostra che gentilezza, Amor, sia nata per virtú di quella. S’io fossi sufficiente Di raccontar sua maraviglia nuova, Diria come Natura l’ha adornata. Ma io non son possente Di savere allegar verace prova. Dillo tu. Amor, che sará me’ laudata. Ben dico una fiata Levando gli occhi per mirarla fiso. Presemi ’l dolce riso, E gli occhi suoi lucenti come stella Allor bassai li miei Per lo suo raggio che mi giunse al core Entro in quel punto ch’io la riguardai. Tu dicesti: Costei Mi piace signoreggi il tuo valore, E servo alla tua vita le sarai. Ond’io ringrazio assai. Dolce signor, la tua somma grandezza, Che vivo in allegrezza Pensando a cui mia alma hai fatta ancella. |