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ii. il petrarchismo 49


Tale è la parte terrestre del Petrarca; ed egli è si grande, che senza tema di rimpicciolirlo ho potuto metterla in rilievo.

Questi difetti, parte della scuola, parte suoi, costituiscono la maniera del Petrarca, ciò che si è chiamato il petrarchismo, o, per usare una frase piena di significato, la rettorica de’ concetti e delle antitesi. Tenuto modello di poesia in Italia e fuori, egli è stato lungo tempo lodato di quello, onde appresso troppo acremente lo hanno biasimato. I petrarchisti lo hanno spogliato, rubatogli tutto ciò che è possibile tórre ad un poeta, concetti, frasi, parole, senza potergli rubare né la sua immaginazione, né il suo amore; ed hanno perpetuata una falsa immagine del Petrarca, che è passata per tradizione appresso gli stranieri. E se si sono accreditati i concetti, la colpa è del Petrarca; se prevalsero poi le freddure arcadiche, la colpa è ancora del Petrarca; e se la poesia fini in un puro giuoco di forme, in una ninna nanna, che addormentava l’Italia nel suo dolce far niente, la colpa è sempre del Petrarca. E antica usanza di spiegare con l’opera di un individuo quello che si può solo con le condizioni sociali e generali d’un popolo. Il petrarchismo testifica il vuoto delle anime, lo scetticismo invalso, il lungo letargo d’Italia, dopo che ebbe perduta la sua libertá. I nostri oppressori non ci lasciavano altra liberta che di far sonetti e canzoni per Filli o Cloe: — Sonetteggiate, sonate e cantate, voi siete un popolo libero — ; onde ci è rimasa per lungo tempo la riputazione di sonettisti, musici e cantanti. — Siete voi un cantante? — , fu la prima dimanda di una signora di Zurigo, saputomi italiano. Non dissimili da questa signora sono quegli stranieri, che ci tengono anche oggi il popolo dei concetti e del petrarchismo; né sanno che noi i primi vi ci siamo ribellati. Potrei citare Tassoni, Muratori, Salvator Rosa, che combatterono il petrarchismo in nome del buon gusto, insino a che nel passato secolo, cominciata la vita nuova in Italia, lo si combattè ancora in nome della dignitá nazionale. Lamartine sa un po’ piú innanzi nella nostra storia, non ci crede piú al tempo del petrarchismo: ma ci crede ancora in quel momento di collera alfieriana, in cui gittammo giú petrar-


F. de Sanctis, Saggio sul Petrarca.

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