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60 | saggio critico sul petrarca |
Vedeste voi nostra donna gentile Bagnata il viso di pietá d’amore? Ditelmi, donne, che ’l mi dice il core, Perch’io vi veggio andar sanza atto vile. E se venite da tanta pietate, Piacciavi di restar qui meco alquanto, E checché sia di lei, noi mi celate: Ch’io veggio gli occhi vostri c’hanno pianto, E veggio vi venir si sfigurate. Che ’l cor mi trema di vederne tanto. Se’ tu colui, ch’hai trattato sovente Di nostra donna, sol parlando a nui? Tu rassomigli alla voce ben lui, Ma la figura ne par d’altra gente. |
Levava gli occhi miei bagnati in pianti, E vedea, che parean pioggia di manna. Gli angeli, che tomavan suso in cielo, Ed una nuvoletta avean davanti, Dopo la qual gridavan tutti: Osanna; E s’altro avesser detto, a voi dire’ lo. Allor diceva Amor: Piú non ti celo; Vieni a veder nostra donna che giace. L’immaginar fallace Mi condusse a veder mia donna morta; E quando l’avea scorta, Vedea che donne la covrian d’un velo; Ed avea seco umiltá sf verace. Che parea che dicesse: Io sono in pace. Io diveniva nel dolor si umile, Veggendo in lei tanta umiltá formata. Ch’io dicea: Morte, assai dolce ti tegno. Tu dèi ornai esser cosa gentile. Poiché tu sei nella mia donna stata, E dèi aver pietate e non disdegno. Vedi che sf desideroso vegno D’esser de’ tuoi, ch’io ti somiglio in fede: Vieni, che ’l cor ti chiede. Poi mi partia, consumato ogni duolo; E, quando io era solo, Dicea, guardando verso l’alto regno; Beato, anima bella, chi ti vede. Voi mi chiamaste allor, vostra mercede. |