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iii. il mondo di petrarca | 63 |
(Rispose in voce con sospiri mista), Nostra natura qui a te ci manda. 10 che son la più trista, Son suora alla tua madre, e son Drittura; Povera (vedi) a panni ed a cintura. Poiché fatta si fu palese e conta, Doglia e vergogna prese 11 mio Signore, e chiese Chi fosser l’altre due ch’eran con lei. E questa, ch’era si di pianger pronta, Tosto che lui intese. Piú del dolor s’accese, Dicendo: Or non ti duol degli occhi miei. Poi cominciò: Siccome saper dèi, Di fonte nasce Nilo picciol fiume; Ivi, dove ’l gran lume Toglie alla terra del vinco la fronda, Sovra la vergin onda. Generai io costei, che m’è da Iato, E che s’asciuga con la treccia bionda. Questo mio bel portato, Mirando sé nella chiara fontana, Generò questa, che m’è piú lontana Fenno i sospiri Amore un poco tardo; E poi con gli occhi molli, Che prima furon folli, Salutò le germane sconsolate. E poiché prese l’uno e l’altro dardo. Disse: Drizzate i colli; Ecco l’armi ch’io volli; Per non l’usar, le vedete turbate. Larghezza e Temperanza, e l’altre nate Del nostro sangue mendicando vanno; Però, se questo è danno, Pianganlo gli occhi, e dolgasi la bocca Degli uomini a cui tocca. Che sono a’ raggi di cotal ciel giunti: Non noi, che semo deU’eterna rocca: Ché, se noi siamo or punti, |