Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/79

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iv. laura e petrarca 73


della persona, che sono, per dir cosí, suoni musicali, non ancora parole. Certo, ogni bellezza poetica è cosí fatta: l’arte è il regno delle ombre; il corpo per sé stesso è prosa, e, se vuoi renderlo poetico, gli dèi dare una espressione. Ma ne’ nostri poeti quei tratti esprimono l’anima in genere, non in questo o quello stato, quasi placida e ridente bambina, fuori ancora della storia: ond’è che l’impressione presso il lettore rimane indeterminata; ben passa di lá dal corpo, ma in quel di lá non trova niente di fisso e di reale, in cui appoggiarsi.

Laura è la piú bella creatura del Medio evo, e non ha altra vicina che Beatrice. Il poeta ne ha fatta una gloriosa trasfigurazione. Mette principalmente in risalto la serenitá e la dolcezza dei suoi tratti:

                                         Dal bel seren delle tranquille ciglia
Sfavillan sf le mie due stelle fide...

Pace tranquilla, senza alcuno affanno,
Simile a quella che nel cielo india,
Move dal lor innamorato riso...

     Per divina bellezza indarno mira
Chi gli occhi di costei giammai non vide,
Come soavemente ella gli gira.
     Né sa com’Amor sana e come ancide.
Chi non sa come dolce ella sospira,
E come dolce parla e dolce ride.
     

La bellezza è non solo nei tratti, ma nelle attitudini; ciascuna delle quali ti presenta l’oggetto sotto un altro aspetto, e gli crea una nuova bellezza. Laura è una bella statua che prende le attitudini piú vaghe. Ora la vedi come un fiore, assisa fra l’erba, ora appoggiata il seno ad un verde cespo, ora andar pensosa cogliendo fiori e facendosene ghirlanda:

                                         Qual miracolo è quel, quando fra l’erba
Quasi un fior siede! ovver quand’ella preme
Col suo candido seno un verde cespo!
     Qual dolcezza è nella stagione acerba
Vederla ir sola co’ pensier suoi ’nsieme.
Tessendo un cerchio all’oro terso e crespo!