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76 saggio critico sul petrarca


Tale è il riposo che trovate nella fronte di un Dio; ma appunto per questo la forma dee essere piena di senso, non una petrificarione; dee supporre un contrasto vinto da una volontá superiore, o la coscienza tranquilla della forza, la confidenza. Laura è onesta, pura, casta; ma queste qualitá rimangono delle nozioni astratte, e non penetrano nella rappresentazione, si che non si può dire propriamente che viva, cioè che si trovi in un tale stato di volontá, con un tale scopo. E in mezzo agli avvenimenti, e ne resta al di fuori; è a contatto colle passioni, e vi si tiene al di sopra; è nella terra, ed alcuna miseria terrena non la tange; non t’aspetti quasi ch’ella potesse morire:

                                    In Dea non credev’io regnasse Morte.      

Bella a farne una statua o un ritratto, bella in un sonetto; ma, a lungo andare, nell’incessante ripetizione delle stesse immagini, ti senti stanco, perché la sua anima rimane vuota di ogni movimento.

Oggi che la poesia ha condotta la storia della donna si avanti, oggi che siamo giunti sino a Fanny e Bovary, Laura non ci può contentare. Quella sopraumana beatitudine, che si traduce nella immutabile serenitá delle forme, ci par fredda e stupida. Ma, se possiamo spogliarci di noi e de’ nostri tempi, non ci faremo senza un vivo interesse a considerare la donna nel suo stato quasi ancora di formazione, cosí come le prime volte è stata abbozzata dalla poesia moderna. Troveremo allora che questa Laura, la quale sembra si povera allo spirito moderno, è la creatura piú reale che il Medio evo, posto quel concetto, poteva produrre, reale come qual altra voi vi vogliate creatura poetica. Reale non solo in sé, ma ben piú nel Petrarca; non in quello che sente, ma in quello che fa sentire, perché, se Laura è una Dea, Petrarca è un uomo. È noto l’amore di un prigioniero per una pianta; quella pianta vive e sente, è una creatura umana nell’anima del prigioniero. Che importa che l’idolo adorato sia un vitello d’oro? quell’idolo ha la sua realtá nella coscienza del divoto. Laura non è un