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86 saggio critico sul petrarca


una curiositá di artista, di ammirarli e di descriverli. Il che gli vien fatto con piú o meno di successo, secondo che quelli operano piú o meno sopra di lui. Ce ne ha alcuni generati da circostanze esteriori, a’ quali la sua anima rimane quasi che in tutto estranea: e ci si spassa intorno. Ce ne ha che sono affini alla sua natura, e che producono una commozione, quantunque mutabile e superficiale. Questi veduti a distanza sono occasioni e pretesti a edificarvi sopra riflessioni e fantasie; sono reminiscenze, le quali dell’antica impressione non hanno conservato che appena una debole oscillazione. Ma ce ne ha che sono lui stesso, che durano un certo tempo, che spariscono e ritornano piú vivaci, che si vanno ognora piú fortificando, e che finiranno per signoreggiare gli altri e per rivelarsi come la sua vera natura, ciò che di piú proprio e di piú profondo era in lui. Queste non sono mai reminiscenze, perché, anche quando il fatto è descritto come giá avvenuto, l’impressione la sente ancora il poeta in tutta la sua freschezza.

Per mettere dunque un po’ d’ordine nelle nostre investigazioni, noi vogliamo innanzi tutto stabilire, qual sia la forma caratteristica della poesia petrarchesca, indi seguire il poeta ne’ diversi indirizzi pe’ quali va errando, ed abbracciando tutta la serie di sentimenti che ci corre di mezzo, osservare con quanto piú o meno di felicitá ha saputo trasfigurarli e idealizzare.