Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggio critico sul Petrarca, 1954 – BEIC 1805656.djvu/97

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v. la forma petrarchesca 9i


                                         Spirto doglioso, errante (mi rimembra),
Per spelunche deserte e pellegrine,
Piansi molt’anni il mio sfrenato ardire.
     

S’incomincia con un Arma virumque cano; il secondo verso ha la stessa armonia del «Canto l’arme pietose e il capitano»; e il verso successivo «Che il gran sepolcro liberò di Cristo» è fratello germano dell’ultimo petrarchesco, con meno ancora di maestá e di solennitá. Che è questo? £ una forma lustra, soprapposta; è il rossetto e il bianchetto, non quel sano e buon color naturale, che viene dal sangue, dal di dentro dell’organismo. Diciamo: — La vernice è ottima — ; e non ci accorgiamo che, appunto perché guardiamo tanto alla vernice, il fondo non dee esser poi una cosí gran cosa. Tale è l’effetto che producono le poesie del Petrarca insignificanti: rimangono in mente come puri motivi o melodie, versi e frasi sciolte, e il contenuto si perde. Questa è la forma de’ parolai, de’ frasajuoli, degli inverniciatori, che si sfiatano a ripetere che in poesia il contenuto è nulla e la forma è tutto. E, come l’un estremo tira l’altro, n’è venuta poi l’altra dottrina, che anzi il contenuto è tutto. Dividono contenuto e forma, come se fosse una combinazione chimica. La veritá è che in poesia non ci è propriamente né contenuto, né forma, ma che, come in natura, l’uno è l’altro. Il gran poeta è colui che uccide la forma, di modo che questa sia esso medesimo il contenuto. La forma è specchio che ti faccia passare immediatamente all’immagine, si che tu non t’accorga che di mezzo ci sia il vetro. A quest’altezza sono giunti Omero e l’Ariosto; Dante vi si accosta, e spesso vi attinge; il Petrarca se ne allontana, quando liscia ed orna troppo. Volete dunque ben giudicare il Petrarca? È certo che in tutte le sue poesie c’è il medesimo lustro, ma che non tutte producono la stessa dilettazione estetica. La qual differenza nasce tutta dal contenuto, nel punto e nel modo che si affaccia nel suo animo. Quivi la forma prende sua origine, suo colore e sua ragione; sicché, in luogo di guardare alla superficie o nel fondo, guardiamo nell’animo del poeta, il centro vivificatore di tutt’e due.