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216 | storia della letteratura italiana |
Vedi una chiesa animata e ambulante in processione: sette candelabri, che a distanza parevano sette alberi d’oro, e dietro gente vestita di bianco che canta «Osanna», e le fiammelle lasciano dietro di sé lunghe liste lucenti, e sotto questo cielo di luce sfila la processione. Ecco a due a due i profeti e i patriarchi dell’antico Testamento: sono ventiquattro seniori coronati di giglio:
Tutti cantavan: — Benedetta tue |
Segue la Chiesa, in figura di carro trionfale a due ruote (i due testamenti), tra quattro animali (i quattro vangeli), tirato da un grifone (simbolo di Cristo); a destra, Fede, Speranza e Caritá; a sinistra, Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza, vestite di porpora; dietro, due vecchi, san Luca e san Paolo; e dietro a loro, quattro in umile paruta, forse gli scrittori dell’Epistole, e solo e dormente, san Giovanni dall’Apocalisse:
E diretro da tutti un veglio solo |
Si ode un tuono. La processione si ferma. Comincia la rappresentazione. Virgilio guarda attonito, non meno che Dante. Il senso di quella processione allegorica gli sfugge. La missione del savio pagano è finita. Hai innanzi la dottrina nuova, la Chiesa di Cristo co’ suoi profeti e patriarchi, co’ suoi evangelisti e apostoli, co’ suoi libri santi.
Fermata la processione, uno canta e gli altri ripetono: «Veni, sponsa, de Libano»; e sul carro si leva moltitudine di angioli che cantano e gittano fiori:
Tutti dicean: — Benedictus qui venis: — |
Tra questa nuvola di fiori appare donna sovra candido velo, cinta d’oliva, sotto verde manto, vestita di colore di fiamma: