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vii - la «commedia» 217


appare come la Madonna nelle processioni, sotto i fiori che le gittano dalle finestre i fedeli. Dante non la vede, ma la sente: è Beatrice.

Quest’apoteosi di Beatrice, questo primo apparire della sua donna, ancora velata fra tanta gloria, scioglie l’immaginazione dalla rigiditá de’ simboli e de’ riti, e le dá le libere ali dell’arte. Il dramma si fa umano; spuntano le immagini e i sentimenti:

                                         Io vidi giá nel cominciar del giorno
la parte oriental tutta rosata,
e l’altro ciel di bel sereno adorno;
     e la faccia del sol nascere ombrata,
si che, per temperanza di vapori,
l’occhio la sostenea lunga fiata.
     Cosí dentro una nuvola di fiori,
che dalle mani angeliche saliva
e ricadeva giú dentro e di fuori,
     sovra candido vel, cinta d’oliva,
donna m’apparve, sotto verde manto,
vestita di color di fiamma viva.
     

L’apparire di Beatrice è lo sparire di Virgilio. Qui l’astrattezza del simbolo è superata. Ti senti innanzi ad un’anima d’uomo. Quella donna è la sua Beatrice, l’amore della sua prima giovinezza; e Virgilio è il dolcissimo padre che sparisce, quando piú ne aveva bisogno, quando era proprio come un fantolino in paura che si volge alla mamma; e si volge, e non lo vede piú, e lo chiama tre volte per nome nella mente sbigottita. Il mistero liturgico si trasforma in un dramma moderno:

                                         E lo spirito mio, che giá cotanto
tempo era stato ch’alia sua presenza
non era di stupor tremando affranto,
     sanza dagli occhi aver piú conoscenza,
per occulta virtú, che da lei mosse,
d’antico amor senti la gran potenza.
     Tosto che nella vista mi percosse
l’alta virtú, che giá rn’avea trafitto
prima ch’io fuor di puerizia fosse;