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vii - la «commedia» 219


angioli nel loro canto hanno aria di compatirgli, come se dicessero: — «Donna, perché si lo stempre?» — scoppia il pianto. Quello che non potè il rimprovero, ottiene il compatimento. Gradazione vera e profonda e rappresentata con rara evidenza d’immagine. Instando Beatrice: — «Di’, di’ se questo è vero», — tra confusione e vergogna, esitando e incalzato, gli esce un tale «si» dalla bocca, che si poteva vedere ma non udire:

                                    al quale intender für mestier le viste.      
I sentimenti dell’animo scoppiano con tanta ingenuitá e naturalezza, che rasentano il grottesco. Quando Beatrice dice: — «Alza la barba», — il nostro dottore con linguaggio della scuola riflette:
                                    e quando per la «barba» il «viso» chiese,
ben conobbi ’l velen dell’argomento.
     
II berretto dottorale spunta tutto a un tratto sul capo di Dante fra le lacrime e i sospiri, e dá a questa magnifica storia del cuore un colorito locale.

Queste gradazioni corrispondono alle parole di Beatrice. Qui non ci è dialogo: è lei che parla: le risposte di Dante sono le sue emozioni. Pure non ci è monotonia né declamazione: tutto esce da una situazione vera e finamente analizzata. «Regalmente proterva», la sua severitá è raddolcita poi dal canto degli angioli. Beatrice non parla piú a Dante: parla agli angioli e narra loro la storia di Dante. La situazione diviene meno appassionata, ma piú elevata: mai la poesia non s’era alzata a un linguaggio si nobile; lo spiritualismo cristiano trovava la sua musa:

                                         Quando di carne a spirto era salita,
e bellezza e virtú cresciuta m’era,
fu’ io a lui men cara e inen gradita;
     e volse i passi suoi per via non vera,
immagini di ben seguendo false,
che nulla promission rendono intera.
     
Poi si volta a Dante; e il discorso diviene personale, stringente, implacabile nella sua logica. È una sola idea sotto varie forme, ostinata, insistente, che vuole da Dante una risposta. — Sei