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vii - la «commedia» 221


Cristo, apparisce in visione allegorica la Chiesa terrena, trafitta dall’impero, travagliata dall’eresia, corrotta dal dono di Costantino, smembrata da Maometto, e in ultimo meretrice fra le braccia del re di Francia. Concetto stupendo, questo apparire della vita terrena nell’ultimo del purgatorio, germogliata dall’albero infausto del peccato di Adamo. Il terreno apparisce quando ci si dilegua per sempre dinanzi, non solo in realtá ma in ricordanza. Siamo giá alla soglia del paradiso.

Cosi finisce questa processione dantesca, una delle concezioni piú grandiose del poema, anzi in se sola tutto un poema, dove ci vediamo sfilare davanti tutt’i grandi personaggi della Chiesa celeste; immagine anticipata del regno di Dio, un’apoteosi del cristianesimo, entro di cui si rappresenta il piú alto mistero liturgico, la commedia dell’anima.

Questa processione dovè far molta impressione in quei tempi delle processioni, de’ misteri e delle allegorie, quando gli angeli, le virtú e i vizi, e Cristo e Dio stesso entravano in iscena. Ma è appunto questo carattere liturgico e simbolico che qui scema in gran parte la bellezza della poesia. Questo difetto nuoce soprattutto nella rappresentazione della Chiesa terrena, dove l’aquila, la volpe e il drago e il gigante e la meretrice rimpiccoliscono un concetto cosí magnifico, una storia cosí interessante.

Lo stesso contrasto si affaccia a Dante quando il mantovano Sordello, sentendo Virgilio esser di Mantova, esce dalla sua calma di leone:

                                                             — O mantovano, io son Sordello
della tua terra. — E l’un l’altro abbracciava.
     
E Dante pensa alla sua Firenze, dove
                                                             l’un l’altro si rode
di quei ch’un muro ed una fossa serra.
     
Qui non è impigliato nelle allegorie. Scoppia il contrasto, impetuoso,

eloquente; e n’esce una poesia tutta cose, dove si riflettono i piú diversi movimenti dell’animo, il dolore, lo sdegno, la pietá, l’ironia, una calma tristezza.