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iii - la lirica di dante 69


fantasmi, e vive entro a quel mondo e ne sente e riflette tutte le impressioni. Beatrice muore, perché «está vita noiosa»

                                    non era degna di si gentil cosa;      
e, tornata gloriosa nel cielo, diviene «spiritual bellezza grande», che spande per lo cielo luce d’amore e fa la maraviglia degli angioli. Questa bellezza spirituale o, come dice Dante altrove, «luce intellettual piena d’amore», è il mondo lirico realizzato nell’altra vita, dove il fantasma sparisce e la veritá ti si porge nel suo splendore intellettuale, pura intelligenza, bellezza spirituale, scorporata. Il fantasma, quella mezza realtá a contorni vaghi e indecisi, piú visibile nelle impressioni e ne’ sentimenti che nelle immagini, non era che il presentimento, il velo, la forma preparatoria di questo regno del puro spirito: era l’ombra dello spirito. Ora la luce intellettuale dissipa ogni ombra: non hai niente piú d’indeciso, niente piú di corporeo: sei nel regno della filosofia, dove tutto è precisione e dommatismo, tutto è posto con chiarezza e discorso a modo degli scolastici. E poiché la filosofia non è potuta divenire virtú, poiché in terra essa è proscritta, rimane una realtá puramente scientifica e dottrinale. L’impressione ultima è che la terra è il regno delle ombre e de’ fantasmi, la selva dell’ignoranza e del vizio, la tragedia che ha per sua inevitabile fine la morte e il dolore, e che la realtá, l’eterna e divina commedia, è nell’altro mondo.

Né prima né poi fu immaginato un mondo lirico cosí vasto nel suo ordito, cosí profondo nella sua concezione, cosí coerente nelle sue parti, cosí armonico nelle sue forme, cosí personale e a un tempo cosí umano. Esso è l’accento lirico del medio evo còlto nelle sue astrazioni e nelle sue visioni, la voce dell’umanitá a quel tempo. Il mistero di questo mondo religioso-filosofico è la Morte «gentile», come passaggio dall’ombra alla luce, dal fantasma alla realtá, dalla tragedia alla commedia o, come dice Dante, alla pace. La morte è il principio della vita, è la trasfigurazione. Perciò il vero centro di questa lirica, la sua vera voce poetica è il sogno della morte di Beatrice, lá dove sono in presenza questa vita e l’altra, e mentre il sole piange