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178 | storia della letteratura italiana |
— Sguardo sul cammino della vita e letteratura italiana dal Boccaccio al Marino — La parola fine a se stessa, e le accademie — Si stacca dalla parola il suono o la musica — Origine del melodramma od «opera».]
Questo mondo lirico, che nella Gerusalemme si trova mescolato con altri elementi, apparisce in tutta la sua purezza idillica ed elegiaca nell’Aminta. Ivi il Tasso incontra il vero mondo del suo spirito e lo conduce a grande perfezione.
L’Aminta non è un dramma pastorale e neppure un dramma. Sotto nomi pastorali e sotto forma drammatica è un poemetto lirico, narrazione drammatizzata anziché vera rappresentazione, com’erano le tragedie e le commedie e i cosi detti «drammi pastorali» in Italia. Citerò la Virginia dell’Accolti, resa celebre dall’imitazione di Shakespeare. Essa è in fondo una novella allargata a commedia, di quel carattere romanzesco che dominava nell’immaginazione italiana, aggiuntavi la parte del buffone, che è il Ruffo, la cui volgaritá fa contrasto con la natura cavalleresca de’ due protagonisti: Virginia e il principe di Salerno. Gli avvenimenti piú strani si accavallano con magica rapiditá, appena abbozzati, e quasi semplice occasione a monologhi e capitoli, dove paion fuori i sentimenti dei personaggi misti alla narrazione. Di tal genere erano anche le egloghe o commedie pastorali, iniziate fin da’ tempi del Boiardo nella corte di Ferrara, e giunte allora a una certa perfezione d’intreccio e di meccanismo nel Sacrificio del Beccari, nell’Aretusa del Lollio e nello Sfortunato dell’Argenti. Queste egloghe, che dalla semplicitá omerica e virgiliana erano state condotte fino ad un serio sviluppo drammatico, furono dette, senza piú, «favole boscherecce» e, anche, «commedie pastorali».
L’Aminta è un’azione fuori del teatro, narrata da testimoni o da partecipi, con le impressioni e le passioni in loro suscitate. L’interesse è tutto nella narrazione, sviluppata liricamente e intramessa di cori, il cui concetto è l’apoteosi della vita pastorale e dell’amore: «s’ei piace, ei lice». Il motivo è lirico, sviluppo di sentimenti idillici, anziché di caratteri e di avvenimenti. Abbondano descrizioni vivaci, soliloqui, comparazioni, sentenze,