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xviii - marino | 213 |
cioè a dire un modo di recitare solenne e armonioso. La parola non era piú una idea, era un suono; e spesso recitavasi a controsenso, per non guastare il suono. Questo movimento musicale della nuova letteratura, giá visibile nel Petrarca e nel Boccaccio, pure armonizzato con le idee e le immagini, ora, in quella insipidezza di ogni vita interiore, diviene esso il principale regolatore di tutti gli elementi della composizione: tutto il solletico è nell’orecchio. E si capisce come, giunte le cose a questo punto, la letteratura muore d’inanizione, per difetto di sangue e di calore interno, e, divenuta parola che suona, si trasforma nella musica e nel canto, che piú direttamente ed energicamente conseguono lo scopo. Perciò fra tanta letteratura accademica il melodramma o il dramma musicale è il genere popolare, dove lo scenario, la mimica, il canto e la musica opera sull’ immaginazione ben piú potentemente che la parola insipida, vacua sonoritá, rimasta semplice accessorio.
La letteratura moriva e nasceva la musica.
Giá la musica non fu mai scompagnata dalla poesia. Liriche sacre e profane erano cantate e musicate, e ancora tutta la varietá delle canzoni popolari. Nel teatro i cori e gl’intermezzi erano cantati. Ma, quando il dramma divenne insulso e la parola perdette ogni efficacia, si cercò l’interesse nella musica, e tutto il dramma fu cantato. E come la musica non bastasse, si ricorse a tutt’i mezzi piú efficaci su’ sensi e sull’immaginativa: magnificenza e varietá di apparati scenici, combinazioni fantastiche di avvenimenti, allegorie e macchine mitologiche. Fu da questa corruzione e dissoluzione letteraria che usci il melodramma o l’«opera», serbata a si grandi destini.
Il primo tipo del melodramma è l’Orfeo. Il Tasso, il Guarini, il Marino sono scrittori melodrammatici. La lirica seicentistica è in gran parte melodrammatica. E quelle canzonette, tutti quei languori di Filli e Amarilli, sono i preludi del Metastasio. I trilli, le cadenze, le variazioni, i parallelismi, le simmetrie, le ripigliate, tutt’i congegni della melodia musicale, appariscono giá nella poesia. La parola, non essendo altro piú che musica, avea perduta la sua ragion d’essere, e cesse il campo alla musica e al canto.