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Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/231

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xix - la nuova scienza 225


e chiaroscuri, con una cinica nuditá, resa anche piú spiccata da una lingua grossolana, un italiano abborracciato e mescolato di elementi napolitani e latini.

In questo mondo comico i tre protagonisti, che sono i tre sciocchi beffati e castigati, abbracciano la vita nelle sue tre forme piú spiccate, la letteratura, la scienza e l’amore, nella loro comica degenerazione. La letteratura è pedanteria, la scienza è impostura, l’amore è bestialitá. Il personaggio meglio riuscito è il pedante, che finisce sculacciato e rubato. E il pedante sotto vari nomi diviene parte sostanziale anche del suo mondo filosofico: diviene il suo elemento negativo e polemico. Dirimpetto alla sua speculazione ci è sempre il pedante aristotelico, che rappresenta il senso comune o le opinioni volgari, ed è messo alla berlina. La speculazione si sviluppa in forma di dialogo, dove il pedante rappresenta la parte del buffone, resa piú piccante dalla solennitá magistrale. A questo elemento comico aggiungi un altro elemento letterario, l’allegorico e il fantastico, che lo dispone a inviluppare i suoi concetti sotto immagini e finzioni, come è nel suo Asino cillenico e nello Spaccio della bestia trionfante. Qui arieggia Luciano, come in altri dialoghi, piú severamente speculativi, arieggia Platone. Il suo dialogo Degli eroici furori ricorda la Vita nuova di Dante: una filza di sonetti, ciascuno col suo comento, il quale nella sua generalitá è una dottrina allegorica intorno all’entusiasmo e alla ispirazione. Il contenuto nel Bruno è in molta parte nuovo, ma le sue forme letterarie non nascono dal contenuto, sono appiccate a quello; e sono forme invecchiate e corrotte dal lungo uso, perciò senza grazia e semplicitá e senza calore intimo. Se non disgustano e non annoiano, si dee al suo acuto spirito e alla sua attivitá intellettuale, che non ti fa mai stagnare e ti sorpiende di continuo con sali, frizzi, antitesi, bizzarrie, concetti e finezze, che è il cattivo gusto degli uomini d’ingegno.

Ma quest’uomo, cosí inviluppato in forme tradizionali e giá guaste, che accennavano giá ad una prossima dissoluzione della letteratura italiana, era nella sua speculazione perfettamente libero e costruiva un nuovo contenuto, da cui dovea uscire piú


F. de Sanctis, Storia della letteratura italiana - ii.

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