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viva, mobile, nata dalle cose. Ivi ti par di avere innanzi un bel lago, anziché acqua corrente; non una formazione organica e conforme al contenuto, ma una forma giá fissata innanzi e riprodotta, spesso priva di movimenti interni, sola esterioritá : qui vedi una lingua ancora mobile e in formazione, con elementi giá nuovi e moderni. Alcune pagine di Bruno sembrano scritte oggi.

Ma saviezza fiorentina e immaginazione napoletana erano del pari sospette a Chiesa e Spagna. Il libro della natura era libro proibito, e chi vi leggeva era eretico o ateo. Prima ci capitò Campanella. Fu a Venezia, a Padova, a Bologna, a Roma, co’ suoi manoscritti appresso, e scrivendo sempre per sé e per altri, in verso e in prosa, in latino e in italiano, trattati, orazioni, discorsi, dispute. A Bologna gli furono rubati i manoscritti. E che importa? Rifaceva, rinnovava, con una vena inesauribile. Venuto in sospetto a Roma, torna a Napoli e va a prender fiato a Stilo, sua patria. Ivi sperava riposo; ma «accadde a me quello che vien detto da Salomone: quando l’uomo avrá finito, allora comincerá; quando riposerá sará affaticato». Ivi cominciarono i suoi guai. Avvolto in una cospirazione, fu, come reo di maestá, condotto nelle prigioni di Napoli. Chiarito innocente di un’accusa, se ne suscitava un’altra, perché «gl’iniqui non cercavano il delitto, ma farmi comparir delinquente». — Come sai tu le lettere, se non le imparasti mai? Forse hai addosso il demonio. — «Ma io — rispose il prigioniero — ho consumato piú d’olio che voi di vino». — Lo si fece autore del libro De tribus impostoribus, Mose, Cristo ed Mahumed, stampato trent’anni prima ch’ei nascesse. Fu detto che voleva fondar la repubblica con l’aiuto de’ turchi, e che era un eretico, e aveva dottrina pericolosa, e non credeva a Dio. Invano scrisse Della monarchia e l’Ateismo vinto e la Disputa antiluterana. Fu condannato da Roma e da Spagna, ribelle ed eretico, e tenuto in prigione ventisette anni, sottoposto alla tortura sette volte:


Mi fûr rotte le vene e le arterie; e il cruciato dell’eculeo mi lacerò le ossa,... e la terra bevve dieci libbre del mio sangue :... risanato dopo sei mesi,... in una fossa fui seppellito,... ove non è né luce né aria, ma fetore e umiditá e notte e freddo perpetuo.