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xix - la nuova scienza 273


ma alla vita privata. Non è peccato annegare in un fiume un fanciullo eretico per battezzarlo : uccidi il corpo, ma salvi l’anima. Non è peccato uccidere la donna che ti ha venduto l’onore, quando puoi temere che, svelando il fatto, noccia alla tua riputazione.

E all’ultimo viene la dottrina: «reservatio et restrictio mentalis». Il giuramento non ti lega, se tu usi parole a doppio senso rimanendo a te l’interpretazione, o se aggiungi a bassa voce qualche parola che ne muti il senso. Non è bugia, dice un dottore, usare parole doppie che tu prendi in un senso, ancorché gli altri le prendano in un senso opposto. E non è bugia dire una cosa falsa, quando nel tuo pensiero intendi altro. Hai ammazzato il padre: pure puoi dire francamente: — Non l’ho ammazzato, — quando entro di te pensi a un altro che realmente non hai ammazzato, o ci aggiungi qualche riserva mentale, come: — Prima ch’egli nascesse, non l’ammazzai di certo. — Questa scaltrezza, aggiunge il dottore, è di grande utilitá, porgendoti modo di nascondere senza bugia quello che hai a nascondere.

Vedi quante scappatoie! E ce n’era per tutt’i casi. In quell’arsenale trovi come puoi senza peccato non andare talora a messa, o spendervi poco tempo, o durante la messa conversare, o, andando a messa, guardare le donne con desideri amorosi. Se vuoi rimanere in buon concetto presso il tuo confessore, scegli un altro quando abbi commesso qualche peccato grave. E, se ti pesa il dirlo, usa parole doppie, o fa’ una confessione generale, per gittarlo cosi, alla rinfusa, nella moltitudine de’ peccati vecchi.

Ciascuno immagina, con quella facile scienza, con quella piú facile morale, che séguito e che favore dovettero avere i gesuiti, maestri, confessori, predicatori, missionari, scrittori, uomini di mondo e di chiesa. Seppero conoscere il secolo e lo dominarono. E mantennero il dominio con l’energia e la logica della loro volontá. Salirono a tanta potenza, che ingelosirono i principi e posero talora in sospetto anche i papi. Prendendo a base l’ubbidienza passiva, di modo che l’uomo dirimpetto al suo superiore fosse «perinde ac cadavere, stabilirono la


F. de Sanctis, Storia della letteratura italiana - ii.

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