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xix - la nuova scienza 281


scibile, e che ora, come ultimo risultato, faceva la sua apparizione in filosofia. Anche la morale si emancipava dal precetto divino o ecclesiastico e cercava la sua base nella natura dell’uomo; e non dell’uomo quale l’avea formato la societá, ma nell’integritá e verginitá del suo essere. Comparve un dritto naturale, come era comparsa una filosofia naturale; ed entrano in iscena Grozio, Hobbes, Puffendorfio. A quel modo che Campanella e Sarpi con tutti i riformati vagheggiavano la Chiesa primitiva nella puritá delle sue istituzioni, e in nome di quella attaccavano come alterazione e falsificazione l’opera posteriore de’ papi; i filosofi vagheggiavano l’uomo primitivo, nello stato di natura, e combattevano tutte le istituzioni sociali che non erano di accordo con quello. Il movimento religioso diveniva anche politico e sociale : l’idea era una, che si sentiva ora abbastanza forte per dilatare le sue conseguenze anche negli ordini politici. Sorge uno spirito di critica e d’investigazione, che non tien conto di nessun’autoritá e tradizione, e fa valere il suo scetticismo in tutti i fatti e i principi tenuti fino a quel punto indiscutibili come un assioma. Bayle è lá, con la sua ironia, col suo dubbio universale. Come Locke realizzava il «cogito», egli realizzava il «de omnibus dubitandum». E chi paragoni il suo Dizionario con le Raccolte italiane, può vedere dov’era la vita e dov’era la morte.

Che faceva l’Italia innanzi a quel colossale movimento di cose e d’idee? L’Italia creava l’Arcadia. Era il vero prodotto della sua esistenza individuale e morale. I suoi poeti rappresentavano l’etá dell’oro, e in quella nullitá della vita presente fabbricavano temi astratti e insipidi amori tra pastori e pastorelle. I suoi scienziati, lasciando correre il mondo per la sua china, si occupavano del mondo antico e scrutavano in tutti i versi le reliquie di Roma e di Atene; e poiché le idee erano date e non discutibili, si occupavano de’ fatti, e, non potendo essere autori, erano interpreti, cementatori ed eruditi. Letteratura e scienza erano Arcadia: centro, Cristina di Svezia, povera donna, che, non comprendendo i grandi avvenimenti de’ quali erano stati tanta parte i suoi Gustavo e Carlo, si era rifuggita a Roma co’