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Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/290

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284 storia della letteratura italiana


e diligenti raccolte, Rerum italicarum scriptores, Antiquitates medii aevi, Annali d’Italia, Novus thesaurus inscriptionum, la Verona illustrata e la Storia diplomatica di Scipione Maffei, le Illustrazioni del Fabretti segnano giá questo periodo, dove la scienza è ancora erudizione e nella erudizione si sviluppa la critica. Non è ancora filosofia, ma è giá buon senso, fortificato dalla diligenza della ricerca e dalla pazienza dell’osservazione. Muratori è assai vicino a Galileo per il suo spirito positivo e modesto e pel giusto criterio. E anche egli osò. Osò combattere il potere temporale, osò porre in guardia gl’italiani contro gli errori e le illusioni della fantasia. Se non gliene venne condanna, fu tolleranza intelligente di Benedetto decimoquarto, il quale disse che «le opere degli uomini grandi non si proibiscono», e che la quistione del potere temporale «era materia non dogmatica né di disciplina». Anche il Maffei parve incredulo al Tartarotti, perché negava la magia, e parve eretico al padre Concina, perché scrivea De’ teatri antichi e moderni; ma quel buon papa decretò «non doversi abolire i teatri, bensí cercare che le rappresentazioni siano al piú possibile oneste e probe». L’Italia papale era piú papista del papa.

Un arcade era pure Gian Vincenzo Gravina, tutto Grecia e Roma, tutto papato e impero, fra testi e comenti, con le spalle vòlte all’Europa. Dommatico e assoluto, sentenzia e poco discute, in istile monotono e plumbeo. È ancora il pedante italiano, sepolto sotto il peso della sua dottrina, senza ispirazione né originalitá, e cosi vuoto dí sentimento come d’immaginazione. Pure giá senti che siamo verso la fine del secolo. Giá non hai piú innanzi l’erudito che raccoglie e discute testi, ma il critico che si vale della storia e della filosofia per illustrare la giurisprudenza, e si alza ad un concetto del dritto e ne cerca il principio generatore. Anche la sua Ragion poetica, se non mostra gusto e sentimento dell’arte, colpa non sua, esce da’ limiti empirici della pura erudizione e ti dá riflessioni d’un carattere generale.

Ecco un altro uomo d’ingegno, Francesco Bianchini, veronese. A che pensa costui? Pensa agli assiri, a’ medi e a’ troiani. Non raccoglie, ma pensa, cioè a dire scruta, paragona, giudica.