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24 storia della letteratura italiana


particolare che non tiri la sua attenzione e non abbia le sue ultime finitezze. Appunto perché l’interesse è non nella cosa ma nella sua forma, la maniera sobria e comprensiva di Dante è abbandonata; e non hai schizzi, hai quadri finiti. Ciò che nel Decamerone ti dá il periodo, qui te lo dá l’ottava, di una ossatura perfetta, e congegnata a modo di un quadro, col suo protagonista, i suoi accessorii e il suo sfondo. Il Poliziano ti dá una serie di cui lascia il legame all’immaginazione: l’Ariosto ti dá un vero periodo, cosí distribuito e proporzionato che pare una persona. E l’effetto è non solo in quella ossatura materiale cosí solida e bene ordinata, ma in quell’onda musicale, in quella superficie scorrevole e facile, che ti fa giungere all’anima insieme coi fatti i loro motivi e i loro affetti. Nel secolo de’ grandi pittori, quando l’immaginazione italiana mirava a dare all’immagine tutta la sua finitezza, l’Ariosto è pittorecompito, che non ti lascia l’oggetto finché non ne abbia fatto un quadro. E non è che cerchi effetti di luce o di armonia straordinari, o lusso di colori e di accessorii: non ci è ombra di affettazione o di pretensione; ci è l’oggetto per se stesso, che si spiega naturalmente. Il poeta fissa l’esterioritá nel punto che è viva, quando cioè è atteggiata cosí o cosí per movimenti interni o esteriori; e non osserva, non riflette, non la scruta, non l’interroga, non cerca al di dentro, non la palpa, non la maneggia per volerla abbellire. Nessun movimento subbiettivo viene a turbare l’obbiettività del suo quadro, nessun movimento intenzionale. Non ci è il poeta: ci è la cosa che vive e si move; e non vedi chi la move, e pare si mova da sé. Questa sublime semplicità nella piena chiarezza della visione è ciò che il Galilei chiamava a ragione la « divinitá » dell’Ariosto. E non è solo nel minuto, ma nelle grandi masse. La sua vista rimane tranquilla e chiara ne’ più bruschi e complicati movimenti d’insieme. Indi è che dipinge duelli, battaglie, giostre, feste, spettacoli, paesaggi, castella, con quella purezza e semplicità di disegno che dipinge le cose minime. Nelle ottave del Poliziano la superficie non ha più nulla di scabro, ma ti accorgi che è stata strofinata, leccata, lisciata, e si vede l’intenzione dell’eleganza.