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26 storia della letteratura italiana

terra, come vil prosa, a quel modo che è cascata la rosa da quella sua altezza verginale. Gli è che qui eleganza, armonia, colorito non vengono da alcun preconcetto dello spirito, ma sono la forma stessa delle cose, non il loro ornamento o la loro veste, ma la loro chiarezza. Come le cose minime, cosí le grandi masse sono disegnate con la stessa perspicuitá e purezza. Fra tante battaglie e duelli e incanti e paesaggi non trovi mai ripetizioni o reminiscenze, perché ciascuna cosa è come un individuo perfettamente distinto e caratterizzato. Quadro, piccolo o grande che sia, prende la sua movenza e il suo colore dalla cosa rappresentata, e però ciascun quadro è in sé distinto e compito, condotto e disegnato negli ultimi particolari. Lo spirito ne’ suoi preconcetti è limitato e produce la «maniera», che ti pone innanzi non la cosa vista, ma il modo di guardarla, la visione: e perciò facilmente imitabili sono i poeti subbiettivi, ne’ quali prevale la maniera, come il Petrarca, il Tasso, il Marino e simili. Al contrario inimitabile è l’Ariosto, che non ha maniera, perché è tutto obbliato e calato nelle cose, e non ha un guardare suo proprio e personale. Anzi egli ha una perfetta bonomia, un’aria di raccontare alla schietta e alla buona, come le cose gli si presentano, senza mettervi niente di suo. Ha un ingegno poroso, che riceve e rende le cose nella evidenza e distinzione della loro personalitá, senza che esse trovino ivi intoppo o alterazione. Perciò il suo ingegno è trasmutabile in tutte guise, non secondo il suo umore, ma secondo la varia natura delle cose. Con la stessa facilitá e sicurezza vien fuori l’eroico, il tragico, il comico, l’idillico, il licenzioso, come qualitá naturali delle cose anziché del suo spirito. Di che viene l’evidenza miracolosa di questo mondo nella sua infinita varietá e libertá, e la sua serietà artistica nel suo insieme e nelle minime parti. L’evidenza è in quel coglier gli oggetti vivi, cioè in azione, e metterti innanzi tutti gli accessorii essenziali, anch’essi in azione, cioè come movimenti, attitudini o motivi: accessorii, che Dante fa indovinare, e che qui si sviluppano nelle larghe pieghe dell’ottava. E perché gli oggetti sono colti in azione o in movimento, le descrizioni sono rare e sobrie, e appena accennati i