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xx - la nuova letteratura 329


che aveva soli tre atti. A Metastasio pareva quasi una degradazione scendere dall’alto seggio di poeta tragico, ed essere rilegato fra melodrammatici. Pregiudizio instillatogli dal Gravina che non vedea di lá dalla tragedia classica. La Merope del Maffei, che allora levava molto rumore, l’offuscava; e noi lasciava dormire la gloria di Corneille e di Racine. Ranieri de’ Calsabigi, celebre per la polemica ch’ebbe poi con Alfieri intorno al Filippo, sosteneva che quei drammi fossero proprie e vere tragedie. E nella medaglia, che dopo la sua morte i Martinez fecero incidere in suo onore, si leggeva questo motto: «Sophocli italo». Ma il pubblico, che lo idolatrava, si ostinò a chiamare le sue opere teatrali non «tragedie» e neppure «melodrammi», ma «drammi», come quelli che avevano un valore in sé, anche fuori della musica. E il pubblico avea ragione. Sono una poesia giá penetrata e trasformata dalla musica, ma che si fa ancora valere come poesia. Stato di transizione, che dá una fisonomia al nostro «Sofocle». Piú tardi, quei drammi, come letteratura, paiono troppo musicali, e ne nasce la reazione di Alfieri; come musica, paiono troppo letterari, e ne nasce la reazione del melodramma in due atti. Si potrebbe conchiudere che perciò appunto quei drammi sono cosa imperfetta, troppo musicali come poesia e troppo poetici come musica: perciò abbandonati dalla musica e offuscati dalla nuova letteratura. Il che avviene facilmente a chi sta tra due e non ha chiara coscienza di quello che vuol fare.

Pure, è certo che quei drammi ebbero al Ior tempo un successo maraviglioso, e che anche oggi, in una societá cosi profondamente mutata, producono il loro effetto. È noto l’entusiasmo di Rousseau e l’ammirazione di Voltaire per questo poeta. In Italia i critici, dopo un breve armeggiare, gli s’inchinarono, tratti dall’onda popolare. Certi luoghi, che fanno sorridere il critico, movono oggi ancora il popolo, gli tirano applausi. Nessun poeta è stato cosi popolare come il Metastasio, nessuno è penetrato cosi intimamente nello spirito delle moltitudini. Ci è dunque ne’ suoi drammi un valore assoluto, superiore alle occasioni, resistente alla stessa critica dissolvente del secolo decimonono.